Pixies, Guida per principianti

Qualunque indie-rock band degli ultimi 20, 30 anni conosce i Pixies. Anche quella improvvisata, messa su da un tuo amico. La loro ispirazione si diffonde, inarrestabile, da anni. Senza avere intenzione di smettere.

Ma se tutti questi gruppi prendono le mosse dai Pixies, nessuno è mai riuscito a prendere il loro posto. Non ci sono riusciti neanche loro dopo lo scioglimento all’inizio degli anni ’90.

Si formano, intanto, nel 1986 a Boston dall’amicizia tra Joey Santiago e Charles Michael Kittridge Thompson IV. (Si erano conosciuti a Porto Rico.) Più avanti, quest’ultimo diventerà più semplicemente Black Francis. O Frank Black, a seconda dei progetti. Entrano poi nel gruppo Kim Deal, al basso, e David Lovering, alla batteria. Per trovare Kim mettono un annuncio. “Cercasi bassista appassionato di Hüsker Du e Peter Paul & Mary“. Si fa avanti la ragazza, anche se il basso non lo sa suonare.



Il nome della band viene scelto in modo punk. Si apre il dizionario a caso. Iniziano a suonare in un garage, arredato come sala prove. Tra i primi pezzi che scrivono ci sono Here Comes Your Man e Dig for Fire. In uno dei loro primi concerti, in un piccolo locale di Boston, il produttore Gary Smith li nota e decide di produrre il primo demo. È affascinato dal loro suono, “noise pop”. “Due terzi rumore, un terzo pop”, come lo definiranno gli stessi Pixies anni dopo. Registrato nel 1987, il demo, conosciuto tra i fan come il purple tape (per via del colore della copertina), conta 17 brani suonati in soli tre giorni. La registrazione l’ha pagata il padre di Francis. Mille dollari.



Il primo album: Come on Pilgrim
Lo stesso anno, il 1987, vede la pubblicazione del loro primo album: Come on Pilgrim. Il titolo viene da un verso di un cantante di “rock cristiano”. L’album è acerbo sì, ma la qualità si vede tutta. I testi sono ironici, surreali e colti. A volte adolescenziali, a volte maturi.



Musicalmente i Pixies sono qualcosa di mai sentito. Un mix di hardcore, punk, folk e acid-rock. Sono i Velvet Underground, mischiati con Neil Young e poi Stooges, Pere Ubu e Violent Femmes. Tutto condito in salsa flamenco. Alcuni testi sono anche cantati in spagnolo.
Non lo facciamo per accattivarci il pubblico latino-americano. È che talvolta lo spagnolo suona più “percussivo” e riesce a definire meglio quello che cerchiamo di dire.
A rendere originale il loro suono ci pensa anche la voce di Francis. Molto espressiva. Canta, urla, ulula e sussurra.

Il capolavoro: Surfer Rosa
Il primo capolavoro della band è Surfer Rosa, dell’anno successivo. Un disco che è stato fonte di ispirazione per tantissimi musicisti. Dai Nirvana a Bowie. “Stavo cercando di scrivere la canzone pop definitiva”, ha ricordato Kurt a proposito di Smells like teen spirit: “In pratica stavo cercando di imitare i Pixies, devo ammetterlo”.

Proprio con Surfer Rosa i Pixies riscuotono un grande successo di pubblico e critica. L’album è registrato dal genio di Steve Albini. L’album è in perfetto equilibrio tra la dolcezza e l’isterismo, tra il rumore e la pace.
Noi cerchiamo di essere dinamici, ma in maniera semplice, perché non sapremmo fare altro. Siamo in grado di suonare forte o piano, e questo è quanto.
I testi, tranne che per Gigantic, sono scritti dal solo Black Francis. A questo punto la parabola dei Pixies sembra inarrestabile.



Nei tre anni successivi escono tre album, notevolissimi. Il primo è Doolittle del 1989. Lo spirito è lo stesso dei precedenti, ma il suono è meno grezzo, più netto e potente. I brani non si addolciscono, ma restano schegge veloci e aggressive. Come nella traccia Debaser, che cita Dalí.



Proprio durante il tour di Doolittle iniziano i primi problemi. Soprattutto tra Kim e Black. La presenza artistica di quest’ultimo all’interno della band è sempre più ingombrante. Limita l’apporto degli altri componenti. E Kim non ci sta. Si rifiuta di suonare a un concerto a Francoforte. Black le dice che se non suona verrà cacciata. Il problema rientra, ma la resa dei conti arriverà presto. “Kim era testarda”, ha ricordato il chitarrista Santiago: “e voleva inserire le sue canzoni”.



La band si separa per la prima volta. È soltanto una pausa. Ma nasconde un’insoddisfazione grande. Ad agosto del 1990 si riuniscono a Los Angeles per registrare Bossanova. Viene registrato solo dopo due settimane di prove.



Scrivevo i testi su dei tovaglioli cinque minuti prima di cantare, a volte va bene, a volte no. Questa è la natura di quel songwriting.
Il successo commerciale sembra in parte aver contaminato l’anima autentica e primitiva dei Pixies. Nonostante il lavoro di Bossanova e dell’album seguente (Trompe le Monde) sia comunque notevole (apriranno anche lo ZooTV tour degli U2), i fan percepiscono una specie di tradimento della band. Soltanto anni dopo, questi lavori verranno completamente riabilitati. La band tra il 1991 e il 1992 si scioglie.

La fine e un altro inizio
La personalità di Black Francis è talmente forte e ingombrante, che nel 1993 annuncia l’ufficiale scioglimento dei Pixies all’insaputa degli altri componenti.
Ci sono band che sono speciali in un certo modo, ma farli rientrare in una sorta di categoria paragonandoli a una “squadra” in senso sportivo è solo una sciocchezza.
Black Francis diventa Frank Black e inizia il suo progetto solista, con un discreto successo commerciale. Kim riprende l’attività con il gruppo parallelo che aveva fondato durante gli anni dei Pixies, le Breeders. Riesce a conquistare anche un disco di platino, alla faccia di Black Francis. Mentre gli altri due componenti, Santiago e Lovering, non ebbero altrettanta fortuna artistica.

Nel 2004, i Pixies si riuniscono. Black ha ricordato: “Eravamo tutti un po’ nervosi quando ci siamo incontrati ma dopo cinque minuti tutti sembravano completamente a loro agio ed è stato come se gli ultimi 11 anni non fossero mai passati”.

Gli album, pubblicati dopo la reunion, Ep-1, Ep-2, Ep-3 (raccolti poi in Indie Cindy) e Head Carrier del 2016, sarebbero dei buoni prodotti per una qualunque band indie. Ma non per i Pixies. Un gruppo così irripetibile nel panorama musicale che, oggi, lo è anche per loro stessi.

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