Lars Danielsson & Paolo Fresu – Summerwind (2018)

di Danilo Di Termini

Lars Danielsson è un contrabbassista svedese, già leader a metà degli anni ‘80 di un gruppo con Dave Liebman, Bobo Stenson e Jon Christensen e con otto album all’attivo per l’etichetta tedesca con svariati musicisti tra i quali Tigran Hamasyan, Magnus Öström, Arve Henriksen, Nils Petter Molvær. L’idea di affiancargli il ‘nostro’ Paolo Fresu – non nuovo alla formula del duo, basti pensare alle sue collaborazioni con Furio Di Castri, Uri Caine e Ralph Towner – è proprio del produttore della ACT Siggi Loch, l’uomo che nel 1992 decise che la città di Monaco poteva permettersi anche un’altra etichetta jazz oltre all’ECM. Anche se il disco inizia con una superba versione di “Autumn Leaves” questo resta l’unico standard eseguito, non considerando tali né “Sleep Safe And Warm” del compositore polacco Krzysztof Komeda (l'inquietante ninna nanna di “Rosemary’s Baby” che qui ritrova soavità e dolcezza in una versione per flicorno e violoncello), né l’arrangiamento della cantata sacra di Bach “Wachet auf, ruft uns die Stimme” e tantomeno la convincente rilettura di “Un vestido y un amor”, hit del rocker (e cineasta) argentino Fito Páez. Alle restanti composizioni, equamente divise tra i due autori, si aggiungono, significativamente al centro dell’opera, “Dardusó” e “Stanna Tid”, brani co-firmati e creati dai due protagonisti, in cui le peculiarità del duo – l’ascolto dell’altro, il dialogo, l’impossibilità di sottrarsi al confronto – vengono brillantemente esplorate ed evidenziate, confermando la bontà dell’intuizione di chi ha messo insieme due protagonisti del jazz europeo contemporaneo.

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