William Fitzsimmons – Mission Bell (2018)

di Giovanni Graziano Manca

Una manciata di canzoni ispirate e sofferte compongono quest’ultimo lavoro discografico (il dodicesimo, salvo errori) del cantautore americano William Fitzsimmons. “Mission Bell”, titolo assai significativo per una raccolta di canzoni nata a seguito di vicende personali che hanno lasciano il segno nell’animo dell’autore (Fitzsimmons ha dovuto affrontare la fine improvvisa del suo matrimonio e rimettersi in discussione) contiene dieci splendide songs. Non sembra azzardato pensare che, data la eccellente qualità delle canzoni contenutevi, l’album potrà costituire un punto di riferimento qualitativo all’interno della discografia dell’artista della Pennsylvania. “Non avrei mai voluto fare questo disco”, sostiene Fitzsimmons, “ma è la cosa migliore che abbia mai fatto”. L’allusione alle recenti tormentate vicende personali del cantautore di Pittsburgh appare chiara. Eppure, nonostante l’ascolto di questa manciata di canzoni lasci dentro anche un pò di mestizia, si respira tra i solchi, qua e là, aria di resurrezione, di libertà personale e di riconciliazione col mondo: “Mission Bell”, in effetti, lo si scopre piacevolmente ascoltando tutto il disco traccia per traccia, è un album che presenta un andamento calmo, dolce, nostalgico e che si fa apprezzare progressivamente, ascolto dopo ascolto. Le atmosfere rarerafatte e leggermente malinconiche, il sapiente e presumibilmente lungo lavoro fatto in studio di registrazione, la voce a tratti sabbiosa e sempre suadente di Fitzsimmons sono tutti elementi che concorrono a definire nel migliore dei modi questo progetto basato in ugual misura sulla tradizione folk americana e sul pop cantautorale più raffinato. Nè potevamo aspettarci di meno da uno scrittore di canzoni che dichiara sui social di avere nel proprio DNA artisti come, tra gli altri, Nick Drake, Beatles, James Taylor, CSNY, Simon & Garfunkel, Brian Wilson, Sufjan Stevens.

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