The Who - Who’s Next (1971)

Già scrissi, nei primi tentativi di post musicali, di questo disco leggendario, anni fa: poche righe e poche informazioni. Il motivo per cui ne riscrivo ve lo svelerò alla fine. Inizio però a dire che i The Who sono stati una delle icone più grandi, leggendarie e musicalmente straordinarie del rock del secolo scorso. 
Pete Townsend alla chitarra, John Entwistle al basso, Keith Moon alla batteria, Roger Daltrey (che sono in tutte le classifiche dei più grandi dei rispettivi ruoli) alla voce sono la line up mitica che da metà degli anni ‘60 si fa strada fragorosamente nell'affollato panorama della musica popolare inglese. 
Grazie a singoli micidiali come I Can’t Explain e la storica e incendiaria My Generation (che contiene il seminale e incendiario verso Spero di morire prima di farmi vecchio) sono già in classifica, e in breve diventano la band dei mods, la subcultura urbana londinese degli amanti degli abiti italiani, delle Vespa e Lambretta (a cui anni dopo dedicheranno lo storico Quadrophenia, 1973) A Quick One, nel 1966, non è una raccolta di singoli, ma il primo vero album: storica copertina di Alan Aldridge, canoni simbolo come Happy Jack, So Sad About Us, la mini suite A Quick One While He’s Away, che anticipa i progetti di opera rock che di lì a qualche anno verranno sviluppati da Townsend. Nel 1967 grandiosa esibizione al Festival di Monterey, con conseguente delirio del pubblico americano, che amerà The Who Sell Out. Trascinato dal singolo I Can See For Miles, il disco è un misto di psichedelia (la suggestiva Armenia City In The Sky) e intervalli di jingle ironici, pubblicità fasulle, da considerare una sarcastica ma feroce critica al consumismo. Townsend però, sulla scia delle prime idee di opera rock (lo storico S.F. Sorrow dei Pretty Things) ha in testa di comporre una grandiosa opera rock, un album che racconti una storia dal primo all’ultimo brano. Tommy (1969) rimane a tutt'oggi la più grande prova di una rockband in questo senso: il percorso di rinascita di Tommy, divenuto cieco, sordo e muto dopo aver assistito al delitto della propria mamma, per trasformarsi alla fine in una sorta di guru è un viaggio appassionante e magico, soprattutto grazie alla musica, dirompente, potente, fragorosa degli Who. 
Il momento magico continua nel 1970 con uno dei live più importanti della storia rock, Live At Leeds, dove con la ripresa feroce e rabbiosa di My Generation la band stravolge il classico di Eddie Cochran Summertime Blues, per una accoppiata di brani sull’insoddisfazione giovanile da manuale. Verso la fine di quell’anno Townsend inizia a pensare ad un nuovo progetto, Lifehouse, pensato prima come un film, poi come spettacolo teatrale, ma che per difficoltà ripetute non vedrà mai la luce. Ma una parte delle canzoni di oggi verrà usata per il disco di oggi. La copertina di Who’s Next è tra le più famose del rock: su un monolite di cemento, chiaramente ispirato a quello di 2001: Odissea nello Spazio, i quattro sono in fila ad urinare. Registrato nello studio mobile dei Rolling Stones con Glyn Johns, che degli Stones era produttore e tecnico del suono, Who’s Next è uno dei pilastri del rock. Basta l’intro memorabile di Baba O’Riley (dal cognome di Meher Baba, il santone indiano, e Terry O’Riley, il grande compositore di musica minimale, ispirazione rispettivamente per il testo e la musica) al sintetizzatore, a cui poi si inserisce la tastiera e poi la batteria strabordante di Moon, e poi la voce calda e unica di Daltrey. Poi Bargain, che dopo un inizio acustico diviene potente ed elettrica. 
Nessun brano è minore: la delicata melodia di Behind Blue Eyes, la bellezza di The Song Is Over, l’enfasi a malapena trattenuta di Getting In Tune. L’album si chiude con uno dei brani più potenti e vibranti di sempre. Ed è il motivo per cui mi è venuta voglia di riscrivere di questo disco: Won’t Get Fooled Again fu scritta, parole di Townsend, per dire “noi non accetteremo il fascismo”. Organo, sintetizzatori, la chitarra graffiante e calda di Townsend, e Daltrey che, dopo uno degli urli più celebri del rock, canta: Mi toglierò il cappello per salutare la nuova costituzione\farò un inchino per la nuova rivoluzione\Sorrido approvando il cambiamento tutto intorno a me\Prendo la chitarra e suono\proprio come ieri\poi mi inginocchio e prego\che non ci faremo fregare un'altra volta. 
Chi non lo ha mai ascoltato lo faccia, avrà la possibilità di sentire la quintessenza del rock. Leggendario!

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