Mark Lanegan & Duke Garwood – With Animals (2018)
Quella tra il leggendario ex-leader degli Screaming Trees, nonché titolare di una superba e sfaccettata carriera solista, Mark Lanegan e il bluesman di South London Duke Garwood non è una semplice collaborazione giunta al secondo capitolo. È ormai oltre un lustro che i due cantautori viaggiano di pari passo e incrociano spesso le proprie traiettorie. Lanegan è il produttore di più o meno tutto quello che Garwood ha dato alle stampe negli ultimi tempi. Duke ricambia il favore prestandogli spesso la chitarra, nei dischi come sul palco, talvolta gli scrive anche qualche testo – la bella “I Am Tthe Wolf”, ad esempio. Ma ancor più che il fortunato sodalizio artistico, a unire i due artisti c’è un’amicizia profonda: una fratellanza, come i due la definiscono a turno.
Il lavoro dal quale bisogna partire per analizzare questo “With Animals” è però proprio “Black Pudding” del 2013, del quale “With Animals” reca la stessa ragione sociale e intende essere il sequel. Mentre in “Black Pudding” Lanegan brontolava accompagnato da una chitarra acustica con il ferro delle corde ben in mostra, tutto in “With Animals” è più spirituale e pertanto immerso in un’atmosfera sacrale e ovattata. Un limbo fumoso e narcotico dove le confessioni ossessive del vecchio Mark riecheggiano tra loop, beat sordi e magre frasi di chitarra blues. La minacciosa canzone che dà il titolo all'album aggiunge a questa ambientazione i sapori caldi e intensi che Duke Garwood ha scoperto nel suo viaggio nel deserto con i Tinariwen.
I due brani più vicini a “Black Pudding” si intitolano “Upon Doing Something Wrong”, che però si differenzia dai toni del vecchio disco grazie a un tocco sulla chitarra leggerissimo, e “Spaceman”, fugace ma inevitabile sguardo al Mississippi. Rientra nel novero dei pezzi più tradizionali anche “L.A Blue”, blues scurissimo caratterizzato da un’intonazione ruvida e sensuale di Lanegan.
Grazie alla sua voce iconica e profonda, il lupo solitario di Ellensburg riesce a calamitare l’attenzione ad ogni intervento, anche in un contesto riflessivo e dimesso come quello di “With Animals”, dove non può svettare su tutto il resto come capita nei dischi con la band. Ma non è parco di pause e svanimenti nell’ombra, stratagemmi atti a rendere l’atmosfera ancora più sciamanica, ma anche valorizzare le straordinarie doti tecniche del suo soul brother. Alla chitarra Garwood è incredibile – il modo in cui la fa piangere in “Ghost Stories” è da manuale - ma sa il fatto suo anche quando si tratta di scavare solchi nell’anima mediante interventi di fiati ultraterreni (“My Shadow Life”) o di laceranti droni d’archi (“Feast To Famine”).
“With Animals” è un lavoro da gustare nella sua interezza. I suoi loop e le sue frasi di chitarra ossessive fanno susseguire le canzoni come fossero frammenti di un unico, amaro flusso di coscienza o di una lunga preghiera postmoderna. Ma alcuni di essi rifulgono di luce propria e funzionerebbero anche da soli; come la splendida “My Shadow Life”, che non ci sorprenderebbe vedere scelta per una puntata dell’appena annunciata terza stagione di “True Detective”.
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