Kraftwerk, Guida per principianti

I Kraftwerk si possono paragonare ai Beatles, senza offendere nessuno. Sono stati i pionieri della musica elettronica. Associati principalmente al synth-pop e al krautrock la “Centrale elettrica” (questa è la traduzione in italiano della band) ha indicato la strada a tantissimi artisti successivi. Come i quattro di Liverpool nel pop. Difficile pensare a gruppi come i Depeche Mode o i Devo senza i Kraftwerk.

I Kraftwerk non erano certo musicisti improvvisati. Avevano seguito i corsi a Dusseldorf di Stockhausen. Due dei fondatori si erano conosciuti proprio al conservatorio della città. Florian e Ralf.

Nel 1970 pubblicano il primo album, anche se il nome del gruppo era un altro: Organisation. Il LP si intitola Tone Float. Oggi è un gioiello introvabile e indispensabile per conoscere la genesi dei futuri Kraftwerk.



Il cui esordio, omonimo, sarà l’anno dopo. Cominciano i primi aggiustamenti alla formazione. Che di lì a poco troverà una stabilità: Ralf Hütter, Florian Schneider, Karl Bartos e Wolfgang Flür.

Kraftwerk e Kraftwerk 2 (uscito nel 1971) sono due dischi affini. La copertina mostra, in entrambi, un cono stradale bicolore. Anche se i colori sono diversi, l’idea è quella di rimarcare un collegamento.



La musica dei ragazzi di Dusseldorf si ispira, principalmente, al filone cosmico tedesco. “Ispirata ad angoscianti realtà metropolitane”, come ha scritto Cesare Rizzi nella sua Enciclopedia della musica rock: “con ostiche sonorità ai confini del rock”.

Nel 1973 viene assunto come collaboratore grafico Emil Schult, un pittore che aiuterà la band a trovare il proprio stile anche fuori dalla musica.

Ralf & Florian, disco successivo, è l’ultimo prima del secondo importante traguardo evolutivo. Qui si può ascoltare una chicca in tutto il repertorio dei Kraftwerk. Una chitarra. Nella canzone Ananas Symphonie.



Il salto di qualità stilistica arriva con Autobahn. L’album riesce a mostrare il talento eccentrico dei Kraftwerk. Una musica colta, complessa, sperimentale in salsa pop, orecchiabile. Ha un sound nuovo, fresco e originale.



Arriva Radioactivity, da una parte “classico disco di passaggio”, dall’altra il loro primo disco elettronico, a tutti gli effetti. Risente però del lavoro precedente.



Segue allora una lunga pausa, per ricaricare le energie e l’ispirazione. E così arriva il loro disco più importante. Trans-Europe Express. Un capolavoro. I Kraftwerk diventano un fenomeno mondiale. Solo loro riescono a mescolare pop e musica concreta.



La musica dei Kraftwerk diventa universale, anche nella sua forma verbale. La lingua parlata, cantata, recitata, non si limita soltanto al tedesco d’origine, ma si declina anche all’inglese, e in qualche occasione all’italiano.



Nel 1978, i Kraftwerk ritornano con l’album The Man-Machine. L’album è un altro successo, soprattutto grazie al singolo The Model. Diventerà uno dei pezzi più coverizzati della band.



Anche se i lavori successivi non aggiungeranno molto a quello che è già stato detto, sono utili per tracciare le direzioni sonore di un gruppo sempre attivo e sperimentale. Computer World, Electric Café e Tour de France sono splendidi esempi di dance minimale.



A chi crede che la musica dei geni di Dusseldorf sia fredda, ha risposto Eddy Cilia in un vecchio articolo pubblicato su Rumore: “[C’è] un’umanità profonda che pulsa al centro della macchina Kraftwerk. Vi è in essa un romanticismo tipicamente mitteleuropeo, ma anche un sentire che è inconfondibilmente soul”.

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