CSI, Guida per principianti
Nel 1992 i CCCP si sciolgono, o sarebbe meglio dire si “evolvono”. Diventano i CSI, una sigla con doppia valenza: da una parte il “Consorzio Suonatori Indipendenti”, nome della casa discografica che sta dietro la band e dall’altra la “Comunità degli Stati Indipendenti”, nata in seguito alla dissoluzione dell’Unione Sovietica.
Lo stile dei CSI, negli anni Novanta, è molto diverso dal panorama musicale che c’è in Italia. I CSI vogliono prima di tutto comporre canzoni in italiano, e poi non essere una “semplice band”, ma un “punto di incontro“, un “progetto in divenire“.
I CSI fuggono le convenzioni, soprattutto dopo un’esperienza unica come era stata quella dei CCCP. Il primo lavoro della “nuova fase” è un progetto a “più voci”, una sorta di disco collettivo live realizzato insieme a Ustmamò e Disciplinatha, intitolato Maciste contro tutti.
L’album è diviso in sezioni, i tre gruppi si dividono lo spazio nel disco. Per sottolineare il “passaggio di consegne” dai CCCP, i CSI riprendono alcuni vecchi brani, soprattutto dall’ultimo album Epica Etica Etnica Pathos già nel 1990 percepito come disco di passaggio.
Nel 1993, con Ko’ De Mondo, il primo album in studio, i CSI cominciano a prendere le distanze dal passato, cercando una propria strada. Al gruppo prendono parte Gianni Maroccolo, Giorgio Canali, Massimo Zamboni, Francesco Magnelli e Ginevra di Marco. Alla guida c’è ovviamente Giovanni Lindo Ferretti.
I CSI sono però un progetto complesso, e nel 1994 mostrano ancora la loro natura ibrida, con un live intitolato “In Quiete” nel quale si possono sentire anche alcune vecchie tracce dei CCCP.
Nell’album si può ascoltare anche una chicca inedita: “Lieve“, una cover dei Marlene Kuntz, un gruppo a quel tempo ancora sconosciuto.
È con Linea Gotica del 1996 che i CSI raggiungono la loro vetta artistica, sia di forma che contenuto. Un album che racconta il passato e il presente. Composto dopo i tragici avvenimenti dei Balcani, l’album è dedicato alla storia e alla Resistenza. Un disco dove le percussioni sono limitate al massimo, e a farla da padrone è la chitarra elettrica. “Perché questo è il suono del nostro tempo”, spiega Lindo Ferretti: “per quanto detestabile possa essere questo suono e questo tempo”.
È un disco intimo, complesso, colto, con riferimenti a Beppe Fenoglio e Pier Paolo Pasolini. L’album occupa le posizioni più alte nelle classifiche dei migliori dischi italiani di sempre.
L’ascesa al successo dei CSI non è quella di un gruppo alternativo all’interno di una stretta cerchia di intenditori. Nel 1997, con il terzo album in studio, Tabula Rasa Elettrificata (citato anche come T.R.E.), raggiungono addirittura la prima posizione tra gli album più venduti in Italia, con più di 80mila copie.
Il disco viene realizzato dopo un viaggio compiuto da Ferretti e Zamboni in Mongolia (testimoniato da Davide Ferrario in Sul 45° parallelo). Non è un disco esotico, “ancor meno etnologico o popolaresco: forse è l’unico disco rock nella storia dei CCCP/CSI”, ha detto Lindo Ferretti.
Il disco viene osannato anche dai colleghi illustri, come Franco Battiato che lo definisce “eccezionale […] apocalittico nel senso di rivelazione: un disco che appartiene ad una concezione esistenziale nordica, con un’idea di rivoluzione non nella sua accezione distruttiva, un disco rivoluzionario”.
Il tour che segue l’onda delle vendite è un altro grande successo dei CSI: più di 50 concerti in tutta Italia, e anche qualche spettacolo nelle zone amate e cantate della ex Jugoslavia, in particolare nella Bosnia-Erzegovina.
Ma i CSI non si montano certo la testa, hanno cose più importanti a cui pensare. Non si sono snaturati. Nel 1998 esce un album incredibile: La terra, la guerra, una questione privata. Si tratta di una registrazione di un concerto live in onore di Fenoglio, ad Alba, il 5 ottobre 1996.
È un disco raro e bellissimo, presentato così da Ferretti: “Non è un live, nemmeno un concerto, è una serata in onore di Beppe Fenoglio. Un luogo, un pubblico, un contesto irripetibile”.
Pubblicato nel gennaio del 1998 viene ritirato dal commercio il primo maggio di quello stesso anno. Prima di poterlo riascoltare bisognerà aspettare una ristampa nel 2009. Il motivo di una simile scelta discografica? “Non è una questione economica”, si legge sulle note di copertina: “è una questione privata”.
È l’ultimo album dei CSI, il tramonto di una band e l’alba di un’altra. Una terza evoluzione è in arrivo, quella dei PGR, che purtroppo avrà soltanto il merito di porre l’attenzione sul passato dei CCCP e dei CSI accentuando la nostalgia di un periodo d’oro per la musica alternativa italiana che non si rivedrà più.
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