Bob Dylan - Highway 61 Revisited (1965)
Highway 61 Revisted, sesto album per il menestrello di Duluth, nasce dopo un profondo cambiamento personale; stanco di cantare le solite canzoni di protesta che tutti volevano ascoltare, lo ritroviamo a 24 anni come un uomo cambiato, che indossa una camicia dai colori sgargianti. Di ritorno da una tournee in terra albionica comincia ad abbozzare un testo di sfogo di 20 pagine da cui viene tratta la famosa Like A Rolling Stones, il singolo dello scandalo, un torrente emotivo di più di 6 minuti. Highway 61 è il disco della svolta elettrica definitiva (il precedente Bringing It all Back Home presentava solo il lato A), forse più rappresentativo dell'intera discografia dylaniana, l'album del non ritorno, del distacco definitivo dal popolo militante di Newport e del folk revival. Dylan si getta nel r'n'r e nel blues prendendo a prestito il nome dalla più famosa arteria che connette Duluth nel Minnesota alle famose città del Sud, le strade che hanno visto la nascita del country blues e del r'n r delle origini. Le registrazioni sono dominate da uno spirito "free" che si respira in tutto l'album e che vede una vera e propria band, tra cui spiccano i nomi di Mike Bloomfield (della Paul Butterfield Band) alla chitarra e un giovane Al Kooper all'organo. E Dylan comincia a lanciare le sue pietre rotolanti come il blues cadenzato di Ballad Of a Thin Man, il fraseggio psichedelico di Tombstone Blues e le indimenticabili ballate di Queen Jane Approximately e Just Like Tom Thumb's. Ma la sorpresa è la leggiadra armonia dell'unica canzone acustica della raccolta, quella Desolation Row forse apice compositivo dell'hobo del Minnesota, costruito sul picking di 2 chitarre. Highway rimane l'album del tradimento ma anche della sua rinascita.
(Emilio Mera)
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