Neil Young, guida per principianti

Solitario, schivo, fragile, Neil Young è un musicista unico nella storia del rock. I suoi testi sono il riassunto di una vita disperata, difficile, coraggiosa. Ha combattuto per molti anni contro l’alcol, le droghe, la morte dei suoi amici, dei suoi familiari e la malattia.

Suona da quarant’anni, restando una guida anche per molti giovani musicisti che si avvicinano a questo genere. Non è mai sceso a compromessi, come soltanto i grandi fanno. Ha influenzato artisti diversi tra loro, come i Sonic Youth, Nick Cave, Pearl Jam e Kurt Cobain dei Nirvana, che prima di morire aveva appuntato nella sua agenda una frase proprio di Neil Young: “It’s better to burn out than to fade away” (è meglio bruciare che svanire lentamente).

È riuscito a spaziare dal country al punk, dal rock al pop, dal soul al blues, rappresentando in pieno la schizofrenia di un intero secolo, di un’epoca in cerca di una direzione.

Neil nasce a Toronto, in Canada e inizia a suonare l’ukulele, poi il banjo e infine a 15 anni scopre la chitarra elettrica. I suoi genitori si separano e lui come un adolescente tra i tanti, insicuro, cerca nella musica un rifugio dalle inquietudini.

Lascia il Canada per spostarsi in California e nel 1966, fonda insieme a Steven Stills e Richie Furay i Buffalo Springfield, un gruppo country-rock che farà la storia. Tra le canzoni più belle composte in questa breve ma intensa parentesi c’è “Expecting to fly“.



Tempo due anni e inizia la sua carriera da solista. Il primo album, omonimo, è ancora acerbo, ma ci sono tantissimi segnali del suo talento. Indimenticabile la canzone-autoritratto “The Loner“.



L’inizio degli anni ’70 è il momento cruciale della sua carriera. Inizia la sua collaborazione con David Crosby, Stephen Stills e Graham Nash, fondando i CSN&Y.



Parallelamente pubblica l’album solista della maturità, After the Gold Rush. Le sonorità sono folk, country e le atmosfere oniriche, con l’uso abbondante di pianoforte e corni. Tra le canzone più belle, “Birds” e “Only Love Can Break Your Heart“.



Due anni dopo è il momento del suo album di più grande successo, acclamato dalla critica e dal pubblico. Un album che tutti devono possedere a casa, se vogliono definirsi amanti del rock. Stiamo parlando ovviamente di Harvest. Tutte le canzoni sono di altissimo livello, passando dalla malinconica “Out on the Weekend” all’impetuosa “A man needs a maid“, e poi la romantica “Heart of Gold” e la struggente “Old Man“.



Dalla vetta del mondo Neil, anima tormentata, scende presto negli abissi cupi. I due album successivi sono oscuri, tormentati. Sono la droga e la morte a sconvolgere Neil. Il suo risultato più alto è l’album Tonight’s The Night, il lamento funebre di una generazione intera, la fine della cultura hippy e dei suoi sogni. È uno dei dischi che più influenzerà gli anni ’90 e il grunge. La massima espressione si ritrova in “Borrowed Tune“.



Tra i tanti album imperdibili di Neil Young, per ultimo, da citare, non rimane che lo storico live, Rust Never Sleeps. In cui Neil è accompagnano sul palco dalla band dei Crazy Horses.



“Rock’n’roll can never die“, cantava Neil Young nel 1979. E aveva ragione, visto che pochi nella storia sono riusciti a incarnarlo come ha fatto lui.

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