Radiohead - In Rainbows (2007)
Con Hail To The Thief 2003), il sesto album in poco più di dieci anni, qualcosa finisce nella vicenda dei Radiohead. Finisce prima di tutto il contratto che li lega alla multinazionale di base britannica Emi, in coincidenza con una molto più generale sensazione di crepuscolo per un'industria discografica che non riesce a fermare (e tanto meno a capire) la rivoluzione tecnologica collegata alla diffusione capillare dell'accesso a Internet. Finisce qualcosa anche dentro al gruppo, però: la realizzazione del nuovo album sembra mettere in discussione l'esistenza stessa della band. Ne vengono fuori permettendo a Thom Yorke di pubblicare un album da solista. L'uscita di The Eraser, nel 2006, sgombera il campo da gli sperimentalismi elettronici che evidentemente appartengono più al cantante che agli altri componenti della band. Quando finalmente arriva In Rainbows, la grande sorpresa questa volta sta tutta nella semplicità delle sue dieci tracce, costruite secondo canoni abbastanza tradizionali (in crescendo, su strutture circolari, oppure su scheletri musicali minimali): il tipico tocco Radiohead questa volta si concentra tutto nella cura del suono, che raggiunge vette di struggente imperfezione. Li per li, nel momento dell'uscita, l'attenzione di tutti è però catturata dalla nuovissima strategia di distribuzione adottata: ancora senza contratto discografico, eccitati per la bellezza della nuova musica, i Radiohead decidono di mettere in circolazione le nuove canzoni via Internet in proprio, a offerta libera, rendendole disponibili su un sito apposito. L'idea è che nella società dell'informazione non hanno più senso le vecchie tecniche commerciali di creazione dell'attesa, uscita mondiale contemporanea, vendita del supporto. «Ogni volta c'era qualcuno che metteva in giro i nostri nuovi pezzi; questa volta, l'abbiamo fatto noi», sintetizzerà Thom Yorke. E l'ultimo atto di fede nella forza dell'album, l'estremo omaggio alla tradizione del rock' n'roll: le tracce non sono acquistabili singolarmente, vanno ascoltate — è questa l'indicazione implicita della band — come un'opera unica, in sé conclusa. Avranno ragione loro, il futuro sarà ancora popolato di album (in rete, liquidi, portatili, immateriali, ma sempre album) oppure il rock' n' roll finirà smembrato in frammenti sempre pili piccoli e insignificanti? I Radiohead hanno dato la loro risposta.
di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)
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