Jeff Buckley - Grace (1994)

La Generazione X, quella dell'omonimo romanzo di Douglas Coupland ma anche quella del grunge, ha due santi protettori, ascesi al cielo giovani e belli, a pochi anni di distanza: uno è naturalmente Kurt Cobain (1967-1994), l'altro è Jeff Buckley, nato nel 1966, che morirà annegato nel 1997 durante le registrazioni del suo secondo album in studio. Il primo disco, Grace, esce nel 1994, quando Jeff è a suo modo già quasi un veterano: ha suonato molto dal vivo nei locali di New York, ha fatto anche parte di una band, Gods and Monsters, ha cantato qualche pezzo al concerto in onore di suo padre, sorprendendp tutti per la bellezza della voce e la qualità delle interpretazioni. E il figlio di Tim Buckley, cantautore e vocalist morto per droga nel 1975, quando Jeff ha solo nove anni. Può dire di averlo visto una sola volta, l'anno prima, ma qualcosa deve essergli rimasto dentro, se sceglie di recuperare anche ufficialmente il cognome del padre biologico, e se fin da ragazzo a tutti dice che farà il musicista. Ascolta di tutto, ama il progressive, ma anche il punk hardcore, a New York scopre il vocalist pachistano Nusrat Fateh Ali Khan, che intervista per «Interview», e il suo canto qawwali, celestiale e religioso. Grace, il suo primo album, a partire dal titolo è colmo di riferimenti spirituali, e una certa atmosfera liturgica, una concentrazione da chiesa gotica è evidente in molti brani, non solo in Corpus Christi Carol, che Benjamin Britten scrisse rielaborando un canto cinquecentesco e che Buckley interpreta con una voce quasi bianca. Oppure in Hallelujah, una composizione di Leonard Cohen che lui porta a vette emotive inarrivabili per le possibilità di interpretazione del suo autore. Vulnerabile e quasi femminile nell'espressione diretta della propria emotività, Buckley è il perfetto rappresentante di una generazione che ha scoperto tutti i limiti del mondo in cui vive e che vagheggia un'improbabile alternativa, tutta interiore. Grace è disseminato di presagi di morte, il che seminerà qualche dubbio sulle cause reali della sua scomparsa, che avviene tre anni dopo, in un affluente del Mississippi, in una sera di maggio. Ma Jeff sta registrando il secondo album, alla produzione c'è un grande vecchio come Tom Verlaine, il mondo è ai suoi piedi. E le canzoni, semmai, servono a esorcizzare la morte, mica a invocarla.

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

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