Neil Young & Promise Of The Real – The Visitor (2017)

di Paolo Rolando Perino

Trump, presidente sui generis che ha spiazzato il mondo con la sua elezione e che continua a farlo con le sue uscite. Una delle sue gaffe è quando ha stretto la mano a Neil Young, del quale è sempre stato "amico e fan", dicendogli: "You're a great American". Perdoniamolo, ci si può dimenticare che sia canadese, ha trascorso 52 dei suoi 72 anni negli States. Young però rintuzza Trump a dovere in questo "The Visitor“: lo fa sin dall'opening track, nonchè singolo catturante, Already Great. "Farò di nuovo diventare grande l'America" dice Trump. No, non serve, l'America è già grande: "I'm canadian by the way, and I love the USA". E prosegue:“I love this way of life / The freedom to act and the freedom to say / You're the promised land / you're the helping hand / No wall / No ban / No fascist USA”. Parole chiare, non condivisibili da tutti. Politicamente Young è da sempre ondivago, in passato reazionario, poi ha imboccato strade diverse, sposando la causa dell'ecologia ("Monsanto Years", "Hearth" e "Peace Trail"). The Visitor tuona forte contro il trumpismo. Nella breve When Bad Got Good rimpiazza lo slogan anti-Clinton "Chiudetela a chiave" con "Capo dei Bugiardi"! Un album esposto che inanella protest songs inconsuete, dal tono leggero, tocca punte di humour e mai sfodera armi contundenti. Young ha attraversato, negli ultimi 20 anni, vicende artistiche discontinue, dai relativi bassi di "Are You Passionate", "Fork in the Road", "Americana", "Storytone" ai relativi alti di "Silver & Gold", "Prairie Wind" e "Chrome Dreams II", ma nel complesso è riuscito a mantenere una dignitosa coerenza.

Anche in The Visitor ci sono alti e bassi. Fra questi ultimi i cori stantii di Stand Tall e l'ammuffito blues Diggin'a Hole. Sulle altre tracce, tutte di buon livello, svetta la lunga finale Forever, ballata ipnotica e sognante, intessuta di cori e riverberi. L'armonica di Almost Always, il brano migliore dell'album, ci riporta alla cantabile classicità younghiana ed è vicina alla fischiettosa Change of Heart, invito all'apertura e all'accettazione delle diversità.

Più avventurose sono Fly By Night Deal, introdotta da un buffo toy piano, che vede Young vestirsi da rapper, affogato in chitarre distorte e cori di rivolta; e il curioso cabaret di Carnival, dove il nostro sghignazza in compagnia del fantasma di Santana. L'inno trionfale Children of the Destiny è un ulteriore invito a difendere democrazia e libertà minacciate. Registrato a neil promise discMalibu al Shangri La di Rick Rubin l'album è il terzo suo lavoro in compagnia dei rockers texani Promise of The Real, band che ha definitivamente sostituito i Crazy Horse, formata da Lukas e Micah Nelson alle chitarre, Corey McCormick al basso, Anthony Logerfo alla batteria e Tato Melgar alle percussioni. Bravo Young, non cambierai il mondo, nè Trump. Ma gliela canti e lo fai bene!

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