Coldplay - Parachutes (2000)

Quando esce, nella seconda metà dell'anno 2000 (negli Usa, a novembre), nessuno si sottrae al gioco delle citazioni. Le recensione di «Rolling Stone», per esempio, mette in fila Radiohead, Verve, Travis, U2, Dave Matthews, i Pink Floyd di quando c'era ancora Roger Waters, per concludere infine che è Jeff Buckley il riferimento giusto, Il gruppo, che esiste da quattro anni ed è nato a Londra, come tutti gli esordienti ci tiene a far vedere quali sono i suoi punti di riferimento (anni dopo, diranno che avevano previsto fin dall'inizio le citazioni da parte dei critici di Radiohead e Jeff Buckley; le altre no). L'album comincia con una chitarra gentile e un invito (Don 't Panic) che contraddice le immagini di morte di cui il pezzo è disseminato. Chris Martin ha una voce angelica, che regge anche il falsetto. Il gruppo gli fa da spalla senza prevaricare, forse per via di una produzione attenta pili che altro a non farsi notare. Ma è ciò di cui questi anni 2000 che iniziano hanno bisogno, probabilmente. Canzoni dalla melodia che cattura, sentimenti veri, non strillati, pessimismo della ragione e ottimismo della volontà, se non altro perché l'età media dei quattro supera di poco i vent'anni. Da quando i Radiohead sono partiti per la loro tangente sperimentale, c'è un vuoto da colmare, nota qualcuno: quello di un rock d'autore un po' intellettuale che faccia pensare, sognare forse, pili che ballare. Si parla di movimento neomelodico, di cui farebbero parte band come Badly Drawn Boy, Doves, Starsailor, forse anche i Keane, quelli che avevano ceduto il nome del gruppo, considerato troppo deprimente, a Chris Martin e ai suoi, I Coldplay arrivano all'album per gradi, facendo uscire singoli dal diverso successo: ma Yellow diventa il pezzo dell'estate 2000, in Gran Bretagna, e Parachutes va al numero uno della classifica nella settimana d'uscita (prima della fine dell'anno avrà già venduto pid di un milione mezzo di copie). Si parla di loro come della Next Big Thing, l'oggetto del desiderio della Gran Bretagna tutta dai tempi dei Beatles in poi. I Coldplay hanno un cantante bello e gentile, si preoccupano per il futuro del pianeta e piacciono a un pubblico trasversale: si capisce subito che di loro — e delle loro melodie — si coloreranno gli anni a venire. Neomelodici o no, ambientalisti o meno.

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

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