Red Hot Chili Peppers - Blood Sugar Sex Magik (1991)

La storia dei Red Hot Chili Peppers è un intreccio continuo di arrivi, partenze, addii e ritorni, complesso almeno quanto lo sono gli stili musicali che si possono rintracciare in tutti i loro album e in particolare in questo, «il migliore che i RHCP saranno mai in grado di realizzare», come dice qualcuno quando esce, profeticamente. Nel 1988 muore Hillel Slovak, il chitarrista che ha co-fondato la band. Jack Irons, il batterista, se ne va: «Non voglio stare in un gruppo in cui i miei amici muoiono». In tempi diversi arrivano dunque Chad Smith, alla batteria, e Jack Frusciante, chitarra. Finora, con la parziale eccezione dell'ultimo (Mother's Milk, 1989), i quattro hanno messo insieme album deludenti, non all'altezza di quello che a tutti pare essere il loro potenziale. Il mix di ritmiche funky (soprattutto grazie al basso di Flea), energia punk, canto fortemente influenzato dall'hip hop (talvolta Anthony Kiedis pare più che altro un rapper) sembra essere esattamente ciò di cui questi anni Novanta hanno bisogno. Manca forse un elemento, e di questo sono convinti anche loro stessi, se da tempo tentano di entrare nelle grazie del ricercatissimo Rick Rubin: hanno bisogno di un produttore che li faccia rendere al cento per cento. Quando Rubin accetta, il puzzle si compone. Lui li costringe a vivere e a lavorare insieme, e per di più li chiude nella casa che appartenne al grande illusionista Harry Houdini. Smith si convince che la casa sia infestata dai fantasmi (Kiedis è d'accordo, ma pensa che gli spiriti siano buoni, Frusciante racconterà di avere visto i fantasmi fare sesso): il batterista, comunque, arriverà lì tutti i giorni in moto con una puntualità esemplare. Gli altri tre si trovano una stanza (Kiedis inciderà le parti vocali in camera da letto) e tutti insieme realizzano il nuovo album da zero, scrivendo e registrando mano mano che il lavoro procede. Il risultato attenua alcune caratteristiche del suono della band (il rap di Kiedis, la tecnica Slap con cui Flea suona il basso) senza tradirle del tutto, e mette a fuoco un suono evidentemente figlio dell'hip hop ma parente non troppo lontano del punk californiano del decennio precedente. Ricordando gli anni da scoppiato, con Under The Bridge Kiedis scrive una ballata che aprirà al gruppo territori nuovi e sterminati, e che diventerà un inno di questi tremendi, vulnerabili e bellissimi anni Novanta. 

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

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