Nine Inch Nails - The Downward Spiral (1994)

Come The Wall dei Pink Floyd, The Downward Spiral racconta la discesa agli inferi della psiche di un personaggio che tutti identificano con l'autore dei brani e il suo interprete. Come i Pink Floyd di The Wall, i Nine Inch Nails sono un'entità nella quale una sola persona concepisce i progetti che porteranno una firma collettiva. La differenza è che Trent Reznor (da Cleveland, Ohio) dei Nine Inch Nails è sempre stato l'unico, indiscusso titolare. Al punto che per registrare questo album ha potuto trasferire il suo studio nella cantina della casa che ha da qualche mese in affitto, al numero 10050 di Cielo Drive, a Beverly Hills, proprio dove i discepoli di Charles Manson 25 anni fa hanno massacrato Sharon Tate e altre quattro persone. Lui stesso racconterà di avere poi incontrato (per caso, giura) la sorella di Sharon Tate, che gli avrebbe chiesto: «Stai cercando di sfruttare in qualche modo la morte di mia sorella ?» Ovvio che sf. Reznor se ne andrà da If prima ancora di pubblicare l'album e convincerà il proprietario della casa ad abbatterla. La storia dei NIN è sempre stata questa, a metà tra la provocazione facile (i video scandalosi, l'eccesso spettacolare che sa tanto di adolescenziale voglia di stupire) e la qualità della proposta musicale, tra le pili interessanti di questi anni, buona per portare dentro al solco del rock'n'roll il rumorismo di certa avanguardia e l'elettronica pid estrema e sperimentale. Per arrivare al termine della sua opera rock, Reznor capisce comunque che la capacità di shock che l'ha reso famoso non basta pM. Qui si tratta di ricollegarsi in maniera pili esplicita alla tradizione del rock'n'roll, al glam rock pif teatrale (e infatti chiama Adrian già al fianco di David Bowie), ai concept album anni Settanta. E necessario trovare «atmosfera, intreccio, controllo e sottigliezza», come dirà poi lui. Il lavoro è tutto di montaggio: anche la chitarra di Belew e le batterie vengono suonate dal vivo e poi riversate su computer, trasformate in dati che Reznor incolla gli uni agli altri, sovrappone, « suona» come un'unica tastiera dalle potenzialità infinite. Lui, che ha una formazione da pianista classico, compone in questo modo la sua sinfonia di fine Millennio, la sua Divina Commedia postindustriale, fatta di urla e rumori di ferraglie, di ritmi parossistici e stridori laceranti.

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

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