The Rolling Stones - Let It Bleed (1969)
Dopo l'uscita di Sgt.Pepper's nel 1967 i baronetti di Liverpool, stremati dalla pressione dei media si ritirarono dai grandi e massacranti tour per creare in studio le loro complesse opere, portando al termine la loro parabola, mentre i Rolling Stones, anch'essi fagocitati nel complesso mediatico del periodo, non erano mai stati dei diligenti topi da studio, bensì anarchici animali da palcoscenico. Let It Bleed è uno dei capolavori riconosciuti degli Stones, perfetto punto d'incontro tra la pigra ballata e l'alcolica cavalcata blues. Mick Taylor prende il posto dello scomparso Brian Jones, e la sua chitarra, blues, acida e virtuosa è come una spinta creativa per Keith Richards, che mai prima di adesso è stato libero di graffiare la sua sei corde senza l'ansia di sbagliare nota. Creativo e diabolico, efficace songwriter insieme al suo gemello Mick Jagger, che sguazza divinamente nelle paludi del Delta e nel fango della campagna statunitense. Gimme Shelter è un calice di vino rosso di pregiata fattura, Midnight Rambler è un boogie ipnotico, perfetto, Let it Bleed e Live with Me seguono le tracce di Beggar's Banquet, incastrandosi a dovere tra le rurali e nere Love In Vain, You Got The Silver e Country Honk. Le gemme del disco sono Monkey Man, tesa e acida come il periodo che gli Stones vivono, e la strepitosa You Can't Always Get What You Want, ballatona da due accordi, ricca di fraseggi tra chitarra, piano ed Hammond e caratterizzata da un epico coro di apertura, un invito degli dei a banchettare con loro, il diavolo in paradiso. (Mia valutazione: Ottimo)
(Silvio Vinci)
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