Jackson Browne - Late for the Sky (1974)
"Tutte le parole erano state pronunciate, ma in qualche modo la sensazione non era ancora quella giusta. E ancora abbiamo continuato per tutta la notte a tracciare i nostri passi dall'inizio fino a quando non sono spariti nell'aria, cercando di capire come le nostre vite ci avevano portato fin lì". E' tutta nei primi versi della title-track la vera rivoluzione di Late For The Sky di Jackson Browne, il disco che ha definitivamente spostato l'attenzione del songwriting americano dalla visione pubblica, comunitaria e sociale del fare musica che era degli anni Sessanta, ad un ridimensionamento di orizzonti dove solo la sfera personale con i suoi guai pratici ed esistenziali poteva contare. D'altronde già tre anni prima il suo primo singolo Doctor My Eyes implorava di non dover più vedere (e dunque commentare) le brutture del mondo e della guerra, ma qui la chiusura in quella sfera personale e casalinga simboleggiata dalla copertina che omaggiava Magritte raggiungeva il suo estremo. Il suono della West Coast venne rallentato e dilatato a dismisura, ottenendo un sound indolente, triste ed ipnotico che resterà il suo marchio di fabbrica. Uno stile volutamente monotono che poteva reggere solo se supportato da grandi canzoni, e che risulterà poi all'indomani di Running On Empty del 1977 anche la sua prigione, decretando una seconda parte di carriera decisamente al di sotto di queste premesse. Ma qui classici e pagine di pura letteratura rock convivevano alla perfezione, risultando ancora oggi un titolo di obbligato confronto per qualsiasi buon autore del globo. (Mia valutazione: Ottimo)
(Nicola Gervasini)
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