U2 - Achtung Baby (1991)

Si dice che sia stato Bob Dylan a mostrare la strada a Bono, un giorno dei primi anni Ottanta. «Per capire dove andare, devi sapere da dove vieni». Ecco allora gli album americani dei quattro irlandesi, una fase di evoluzione chiusa con il doppio Rattle And Hum che li porta sulla cima del mondo: famosissimi, soli e senza un posto dove andare. E loro, per tutta risposta, se ne vanno a Berlino, mettendo insieme la voglia — molto alla U2 — di essere dove batte il cuore della Storia (il Muro è appena crollato, ancora qualche mese e le Germanie diventeranno una) e il disegno — ancora più tipico — di ripercorrere le strade battute dai grandi. A Berlino, a Berlino, come il David Bowie psicotico della Trilogia, e per di più con Brian Eno, musicista per Bowie, per loro co-produttore (con Daniele Lanois), per l'uno e per gli altri vera eminenza grigia di una rinascita artistica che si spera epocale. La realtà però vuole i quattro amici di Dublino profondamente divisi sulle scelte artistiche. Da una parte i due che ci mettono la faccia (Bono e il chitarrista mistico The Edge), dall'altra quelli che ci mettono il cuore rock'n'roll, che come tutti sanno è ritmo, e non vuole pensieri: Larry Mullen, il fondatore del gruppo che suona la batteria, e Adam Clayton, il basso. Si dice, e anche questa è una leggenda che si adatta solo agli U2, che a salvare l'album e forse anche la band sia One, il pezzo nato da un paio di idee armoniche di Edge alle quali Bono sovrappone un testo di sublime ambiguità, che forse parla di un amore che muore, forse degli U2, forse dell'Europa che nasce, della Germania che si riunisce, del dolore e della speranza di un mondo che si affaccia all'ultimo decennio del secolo rinnegando gli errori del passato e temendo di ricascarci. Le registrazioni proseguono in Irlanda: l'album che nasce cosi intorno a One (che diventerà la canzone da consegnare ai posteri per spiegare che cosa sono gli U2) contribuisce alla reinvenzione del rock'n'roll dei primi anni Novanta. «E cosa buona e giusta se una canzone ti fa partire per un viaggio, o se ti fa pensare che il tuo stereo sia rotto»: questo, in sintesi, è il pensiero che guida Achtung Baby secondo Brian Eno, che l'ha prodotto. Non poco, in fondo: nessuno tranne quattro irlandesi — europei — presuntuosi e talentuosi, chiacchieroni e cresciuti a Bibbia e rock'n'roll potevano tentare l'impresa. E compierla, addirittura.

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

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