Tim Cohen – Luck Man (2017)

di Gianfranco Marmoro

Eclettico, creativo, esuberante, Tim Cohen è un vero camaleonte della scena musicale americana. Un musicista che è passato indenne dall'hip-hop al folk psichedelico, alternando sprazzi di genio a piacevole routine, in una sequenza di mutazioni creative dalle svariate denominazioni: Feller Quentin, Smif Carnivorous, Amocoma, Beheadings, Loud Fast Fools, Magic Trick, The Fresh & Onlys, Window Twins.

"Luck Man" è il terzo progetto a proprio nome, un disco che concentra l'attenzione sul formato-canzone. La musica resta sempre piacevolmente indefinita, mentre gli arrangiamenti sono raffinati ed elaborati, nonostante l'apparente semplicità armonica e lirica. Il vero dilemma di Tim Cohen resta la natura eterogenea delle sue composizioni: spesso l'insieme più che risultare stimolante appare sfilacciato. Per questa occasione l'artista ha scelto un suono più pulito e un profilo folk più dimesso e meno freak, mettendo a punto il suo progetto maggiormente cantautorale.

Accantonate le pulsioni più psichedeliche, le canzoni pescano nel patrimonio lirico di Belle And Sebastian ("Irony", "John Hughes"), Leonard Cohen ("Meat Is Murder") e Harry Nilsson ("Sunshine", "Clouds"), con lo stesso piglio graffiante di Devendra Banhart ("Breath And Die"). Semplici e complessi nello stesso tempo ("Walk About A Window"), a volte sfuggenti e banali ("Shine"), spesso intrisi di oscuri presagi ("Bedfellows"), gli undici brani creano un puzzle mai completo eppure capace di suggestionare con intensità (l'ottima "I Need A Wife").

Tim Cohen è un autentico outsider, un incrocio tra musicisti visionari come Syd Barrett o Rocky Erickson e moderni cantori della solitudine esistenziale come Mark Linkous. Peccato che a volte la sua proposta sembri imbrigliata in un'aurea mediocritas, relegando l'autore al ruolo perenne di buon comprimario della scena musicale contemporanea. Al contrario, la sua musica appare destinata a superare il fascino momentaneo, in attesa che il tempo le ridoni la meritata attenzione.

Se non avete ancora incrociato il surreale e delicato mondo poetico del musicista americano, "Luck Man" è senz'altro uno degli approcci più genuini e stimolanti per iniziare la vostra indagine.

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