The White Stripes - Elephant (2003)

«Nessun computer è stato usato nella scrittura, nella registrazione, nel mixaggio o nella masterizzazione di questo album». Lo dicono le note che accompagnano Elephant, e specificano anche che l'album è stato realizzato su un registratore a otto tracce a bobina. E per di piü in Inghilterra. Lo studio, si saprà poi, non possiede apparecchiature prodotte dopo la metà degli anni Settanta, il che spiega forse perché Jack e Meg White abbiano sentito il bisogno di lasciare la natia Detroit per andarsene a Londra — in due riprese — a realizzare il disco che li consegnerà al successo e alla storia del rock'n'roll. Di ogni album, chiedono che alla stampa vengano distribuite solo copie in vinile: «Non ci fidiamo dei giornalisti che non possiedono un giradischi». Di tutto il movimento a bassa fedeltà degli anni Novanta è chiaro che i White Stripes sono gli unici che rimarranno davvero. Un po' perché la formazione è bizzarra e memorabile: un uomo e una donna che forse sono stati sposati e forse sono fratello e sorella, dei quali lui scrive e canta e suona tutto quanto non suona lei, e cioè la batteria. Un'estetica in bianco e rosso li caratterizza, sulle copertina dei dischi e pure dal vivo: «Unoàil colore della rabbia, l'altro dell'innocenza>h Efficace, semplice e diretto. Tutto,tnel progetto dei due White — la musica e il modo in cui la musica si presenta — cerca di raggiunge re il difficile obiettivo della semplicità, meglio ancora, dell'innocenza propria dell'infanzia Ma in loro c'è, d'altra parte, un re quasi ossessivo per il blues delle origini, Il talento compositivo di Jack è un talento citazionista, che prende a piene mani dal rock'n'roll primigenio, chitarre elettriche comprese, e cerca sempre il riffvincente. A volte, il riffè clamorosamente vincente: Seven Nation Army comincia con un basso che detta il ritmo, al quale si aggiungono batteria e voce (e poi la chitarra elettrica). Una sequenza semplice che sembra nata perfetta, come tutti i riff che hanno fatto veramente storia. Jack l'ha scrittaun anno prima in Australia durante le prove di un concerto e l'ha tenuta a mente, dicendosi che, se mai l'avessero chiamato a scrivere la colonna sonora di un film di James Bond, avrebbe avuto già il tema conduttore. Poi, la sera prima di entrare in studio, ha cambiato idea e gli ha messo le parole.

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

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