Prince - Sign O' The Times (1987)
1985: Prince fonda un'etichetta e apre uno studio di registrazione a Minneapolis (il nome dell'una e dell'altro è Paisley Park). poi mette da parte la band che l'accompagna, The Revolution, e si dedica all'opera dei trent'anni, alla sua There's A Riot Goin' On, alla sua What's Going On. La libertà creativa di cui gode è quasi illimitata: la casa discografica, dalla quale comunque continua a dipendere, se non altro per ragioni di distribuzione, gli chiede solo di rinunciare all'idea di sfornare un album triplo, ultimo stadio di un progetto che in parte risale ai The Revolution e che si dovrebbe intitolare Crystal Balle Prince si getta alle spalle anche il progetto Camille, che avrebbe portato il titolo di un suo alter ego femminile, e mescola il meglio di tutto quanto in un album doppio ambizioso e articolato. Semplice nell'esecuzione, in un certo senso: fa tutto lui, il disco sarà come sempre «Produced, Arranged, Composed and Performed by Prince», come fa scrivere sui suoi album, ma questa volta il significato sarà diverso. Come avevano fatto nel decennio precedente Marvin Gaye e Sly Stone, due suoi chiarissimi punti di riferimento, Prince vuole dire la sua sul mondo che lo circonda, sull'America, ma non solo. La canzone che apre l'album e che porta il suo stesso titolo parla di Aids, crack, violenza, morte e insieme dell'insopprimibile desiderio di vita che ogni essere umano, e piú ancora l'umanità intera, porta dentro di sé. Le altre allineano i temi suoi preferiti, il sesso, l'incrocio giocosamente perverso dei generi e dei ruoli, versione moderna e aggiornata di quella gioiosa celebrazione dei piaceri della carne che da sempre costituisce il filo tematico che unisce il meglio della musica della gente di colore, in America soprattutto. E poi il sesso, il sesso, il sesso. Dal punto di vista stilistico, Sign O' The Times compila una sorta di enciclopedia di tutto quanto è possibile trovare nella musica di Prince. Come in un'enciclopedia, è dunque fondamentale la sintesi, e auspicabile un' assoluta assenza di barocchismi o compiaciuti svolazzi, e lui lo sa: si attiene al sodo ed è irresistibile. E per questo che l'album beneficia dell'assoluta solitudine di Prince in studio (relativa: circola la voce che in sala appaia Miles Davis): qui c'è solo il cuore della sua musica, niente che non sia necessario. (Mia valutazione: Ottimo)
di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)
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