Tom Petty - Wildflowers (1994)
Manca la firma degli inseparabili Heartbreakers, ma è come se ci fossero, anche perchè le presenze di Mike Campbell e Bemmonth Tench (oltre al compianto bassista Howie Epstein) non sono affatto secondarie durante le sessioni di Wildflowers. Di fatto però la seconda sortita solista di Tom Petty dopo Full Moon Fever raccoglie un repertorio certamente più policromo e personale, esattamente lì dove il folksinger si unisce al rocker di razza, oppure lo scrittore pop guarda alle radici, mettendo così insieme i pezzi di un sound leggendario per tutto il suono mainstream americano degli ultimi trent'anni. Anche questa volta è un produttore (come avvenne con Jeff Lynne nel citato Full Moon Fever) a far germogliare un irripetibile binomio artistico con il musicista della Florida. Rick Rubin però corre nella direzione opposta: niente artifici pop (seppure la coda romantica di Wake Up Time e della struggente, bellissima Crawling Back To You ne evochino l'influenza) e molta sostanza roots, in un disco che esalta l'intimità dell'interprete, catturando una dimensione persino rustica. L'alternarsi di ninne nanne acustiche (dalla title track all'agrodolce To Find a Friend) e sferzate rock dal sapore vintage (You Wreck Me e Honey Bee i due pugni da capogiro) dipinge l'intera gamma del linguaggio di Petty, anima appassionata che ha saputo sintetizzare in un colpo solo Creedence e Beatles, Stones e Beach Boys. Dio lo abbia in gloria. (Mia valutazione: Distinto)
(Fabio Cerbone)
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