Michael Jackson - Thriller (1982)

Ripensando ai capolavori del passato («Allo Schiaccianoci di Cajkovskij», preciserà poi lui stesso), Michael Jackson si chiede, retoricamente: perché oggi non è possibile mettere insieme un album perfetto, senza punti deboli, senza pause né riempitivi, tutto al massimo della creatività, dell'appeal popolare, della cura dei suoni? Alla perfezione - almeno dal punto commerciale - Thriller andrà vicino: negli Usa, sette delle nove tracce complessive finiscono tra le prime 10 in classifica; nel mondo, sembra certo che l'album abbia venduto piú di 50 milioni di copie, anche se qualcuno sostiene che sia ormai arrivato a lambire quota 100 (milioni). Se è vero quel che si dice, e cioè che il produttore Quincy Jones abbia accolto i musicisti e i tecnici in studio proclamando: «Siamo qui per salvare l'industria discografica», beh, la missione non poteva essere compiuta piú e meglio di cosí. Per tutti gli Ottanta le case discografiche faranno montagne di dollari puntando sugli album-monstre delle superstar, e nessuno sarà mai piú superstar di Michael Jackson. Quando si mette al lavoro per Thriller è già esperto come un veterano: gli album a cui ha partecipato sono quasi pari agli anni che ha, 19 contro 23. Senza i fratelli, senza cioè The Jacksons e prima Jackson 5, ha però in realtà pubblicato solo Off The Wall, nel 1979, con il quale ha venduto milioni di dischi e ha iniziato la collaborazione con Quincy Jones, jazzista - autore di colonne sonore - produttore che dell'album sarà una sorta di co-autore. Insieme, i due inventano un suono che rimescola un po' tutto (anche il rock'n'roll, rappresentato dalla canzone Beat It e dalla chitarra di Eddie Van Halen, che vi contribuisce) in chiave pop: il che d'ora in poi significherà buono da ballare, grazie alle ritmiche funky in evidenza, e — come razionalizzerà poi lo stesso Jackson - buono da canticchiare, «per piacere al contadino irlandese come alle donne delle pulizie di Harlem». Thriller insegna (e in una certa misura, inventa) il nuovo linguaggio universale, quello che tutti parlano e soprattutto capiscono: curiosamente, l'interprete migliore di questa nuova globalizzazione del gusto è un ex enfant prodige che si commuove e si identifica guardando E.T. e che canta l'angoscia (Thriller, la canzone) e la paranoia (Beat It, Bilie Jean) della stessa società dello spettacolo che finirà per stritolarlo. (Mia valutazione: Buono)

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

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