Joe Jackson - Night And Day (1982)

C'è un momento, in questo contraddittorio debutto degli anni Ottanta, in cui sembra che lo spilungone inglese abbia trovato la strada giusta, quella che tutti cercano, forse senza saperlo. La via d'uscita dai mezzi espressivi volutamente limitati del punk. Una nuova forma per la struttura novecentesca della canzone. Un punto di contatto con la tradizione che non sia semplice citazione (per quello ci sarà tempo, in anni piú decisamente postmoderni). La strada, Joe Jackson crede d'averla trovata a New York, dove si trasferisce all'inizio del decennio, dopo aver lasciato il segno sulla scena new wave britannica con due album cantautorali piuttosto ispirati, Look Sharp! e I'm The Man. Qui scopre lo swing che negli anni Quaranta domina i juke box e che darà origine al rhythm and blues, scopre Cab Calloway e Louis Jordan che reinterpreta nell'album Jumpin' Jive. Qui scopre Cole Porter, che cita apertamente nel titolo dell'album che segue. L'idea sembrerebbe essere scrivere canzoni sofisticate e metropolitane come quelle dell'autore di Night And Day, e cosí aggiornarle ai tempi che corrono. Ecco allora la guerra dei sessi (RealMen), il terrore per il cancro (Cancer) e un nuovo puritanesimo che si affaccia all'orizzonte (di Aids ancora non si parla), la presenza pervasiva dell'immaginario televisivo (TV Age). . . I suoni sono abbastanza classici, molto spazio viene concesso alle percussioni (il che, per inciso, per i puristi della new wave è piú o meno una bestemmia) e a un cantato che non si vergogna, se necessario, dei propri eccessi di sentimentalismo. I due lati del disco dovrebbero rappresentare, come da titolo, il giorno e la notte nella città, anche se poi in realtà la forza delle canzoni fa passare in secondo piano i temi che dovrebbero unirle e trasformarle in una narrazione piú complessa. Vale, in questo senso, piú che altro la traccia iniziale, Another World, che coglie appieno il senso di spaesamento e di travolgente alterità che coglie l'europeo alle prese con la New York del tempo, terra promessa che attrae (e in molti casi annichilisce) creativi da ogni angolo del pianeta. In fin dei conti è ciò che è successo a questo album e alle sue speranze di rinnovamento della forma-canzone: gli obiettivi non sono stati raggiunti, ma provarci ha avuto un senso, è stato bello e divertente. (Mia valutazione: Buono)

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

Commenti

E T I C H E T T E

Mostra di più