Joe Ely - Letter to Laredo (1995)

Da una parte il rilancio di una carriera che, dopo la firma con la Mca, non aveva ancora raggiunto grandi sbocchi artistici, dall'altra in qualche modo l'apice stesso del suo stile, su cui vivrà un po' di rendita negli anni successivi, Letter to Laredo è il disco che Joe Ely andava forse cercando da sempre. Troviamo infatti sintetizzati e amplificati tutti i temi che hanno infiammato il songwriting di questo figlio del Texas più polveroso: il border diventa qui un'unica grande ode alla mitologia della frontiera e la musica ne risente in profondità, colorando di mexican music il country rock stadaiolo e arcigno per cui giustamente Ely era stato riconosciuto come un maestro e precursore. È la chitarra flamenco dello sconosciuto Teye, un espatriato adottato dal Texas, che amalgamata alle radici country di Lloyd Maines e degli altri musicisti (c'è ancora la chitarra assassina di David Grissom, ma tenuta più a freno) genera questo affascinante rock dalle pulsioni tex-mex, inno al meticciato potremmo dire. Il merito è anche di una produzione semplicemente perfetta nel calibrare acustico ed elettrico, con una scelta del materiale più accurata del solito: le cover di Gallo del Cielo (Tom Russell) e She Finally Spoke Spanish to Me (Butch hancock) riescono ad annullare gli originali, ma sono i prodotti di casa a fare la differenza, tra questi una poderosa All Just to Get to You (con un cameo vocale di Springsteen), Run Preciosa, Ranches and Rivers e l'epica Letter to Laredo, sorta di western in piena regola messo in musica.  (Mia valutazione:  Buono)

(Davide Albini)

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