Bruce Springsteen - Nebraska (1982)

Il 3 gennaio dell'anno 1982, nella camera da letto di casa sua, a Colts Neck, New Jersey, Bruce Springsteen collega il registratore a cassette a quattro piste Teac che gli ha procurato il suo tecnico del suono a un mixerino Echoplex che ha in casa da anni. Cosí, da solo, registra quanto ha scritto negli ultimi mesi. L'idea è guadagnare tempo in sala d'incisione, non dover spiegare a parole che cosa ha in mente ai musicisti della E Street Band; in breve, arrivare in studio con le idee piú chiare. Per qualche giorno va in giro con il nastro nella tasca del giaccone, poi pensa bene di farne qualche copia. Lo passa a Jon Landau, il suo produttore, e a Steven Van Zandt, il fido chitarrista. «Non so che cosa sia. E quello che ho in mente ora», gli dice. In studio, proveranno a trasformarle in materiale adatto a una band come la loro, con tanto di fiati, tastiere, pianoforte. Invano. Dopo qualche settimana, è evidente che nessuna registrazione professionale in sala d'incisione, con un manipolo di ottimi strumentisti che si affannano a dare il meglio di sé, potrà superare la sincerità e la forza di quelle canzoni incise in camera da letto, voce e chitarra (piú l'armonica e un po' di armonie vocali a riempire le altre due piste a disposizione): Landau dice ad alta voce ciò che anche Springsteen ha cominciato a pensare, e si decide di uscire con il nastro cosí com'è, conservando anche i rumori di fondo, i cigolii della sedia, e togliendo dalla lista le canzoni (tra queste, Bom In The Usa) che non funzionano, o non si adattano al clima generale. Sublimemente estraneo a tutto, all'ottimismo obbligatorio dell'era reaganiana, ai suoni tronfi dell'elettronica e delle ritmiche in quattro quarti, Nebraska racconta storie cupe, di dolore e morte, di solitudine. Dalla camera da letto di casa Springsteen, le storie ci portano nelle grandi pianure, verso una Terra Promessa che non è mai sembrata (né sembrerà piú) cosí irraggiungibile. Bruce Springsteen ancora non lo sa, ma questo inizio degli anni Ottanta è il suo momento d'oro, l'istante in cui tutti i conti sembrano tornare. Se nel 1980 ha pubblicato i venti pezzi di The River, seguiti da un tour mondiale, nella seconda parte del 1981 ha già in tasca le canzoni che nel corso del decennio gli consegneranno il ruolo di custode dell'ortodossia rock'n'roll. (Mia valutazione: Distinto)

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

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