The Clash - Sandinista! (1980)
Tutti portano le magliette con la scritta «Punk's not dead», ma non è vero, il punk è morto e sepolto, forse da quando i Clash hanno firmato per la multinazionale Cbs, come in giro si dice da tempo. Poi, i Clash punk non lo sono mai stati davvero, non solo punk. Sono stati anche quelli di London Calling, e ora sono quelli che aprono un disco triplo con basso e batteria che disegnano un ritmo funky e Joe Strummer che racconta, in un parlato ritmico che piú tardi chiameranno rap, il mattino di un uomo qualunque: « Sveglia, sveglia. Sono le sette. Muoviti per alzarti ancora una volta. L'acqua fredda in faccia ti riporta in questo posto di merda». È The Magnificent Seven, e a essere magnifici non sono i «Sette» del film western ma, ironicamente, le sette del mattino. Lo shock è notevole: che cosa gli sia preso, ai Clash, non è chiaro. Rinunciando, si dice, a parte dei guadagni (il gruppo comincerà a fare un po' di soldi due anni dopo, quando, forse non per caso, comincerà a sciogliersi), i quattro riescono a far uscire un disco triplo, superando se stessi e anche, si dirà poi, il doppio Bruce Springsteen di The River, che è appena uscito e che loro considerano una specie di rivale. Ma non è tanto la quantità di musica (trentasei canzoni, sei per lato) che lascia a bocca aperta. E la qualità. Sepolto da un'eco che fa tanto Giamaica — lí si sono svolte parte delle registrazioni qui c'è davvero di tutto: disco music, reggae, dub (molto dub), ritmiche doppie, sovraccariche. In pratica, c'è tutta la musica dei vent'anni che seguiranno, solo che, è ovvio, alla fine del 1980 nessuno lo sa. Ingannati dal titolo, Sandinista! , lo si scambia per un disco politico. Ma come capita spesso nelle questioni del rock'n'roll, il punto non è quello. Semplicemente, i Clash stanno con i ribelli, i sandinisti come gli afgani, e incrociano i linguaggi partendo dal basso, dai cori da stadio e dalle prime sperimentazioni sull'elettronica applicata al rock'n'roll, ai ritmi in levare dei ragazzi di origine giamaicana. La recensione di Rolling Stone» identifica nel quarto lato, quello di The Equaliser, The Call Up e Washington Bullets, il cuore dell'album. E vero, ma il tempo sarà particolarmente clemente con quei pezzi che all'uscita sembrano piú che altro un riempitivo, o il risultato di un'eccessiva autoindulgenza. Cioè, quasi tutti gli altri. (Mia valutazione: Ottimo)
di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)
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