King Creosote – Astronaut Meets Appleman (2016)
Se siete in attesa del seguito di “From Scotland With Love” rinunciate senza indugio alcuno all’ascolto di “Astronauts Meets Appleman”: King Creosote non ha alcuna palese intenzione di sfornare seriali concept-album, né tantomeno aspira a diventare il nuovo idolo indie-folk.
Pur avendo in parte addomesticato quell’indole anarchica e provocatoria che ha dato genesi a una copiosa quantità di progetti tra vinili, compact disc e Cd-r, il musicista scozzese non ha smarrito neanche un briciolo della sua gioiosa irriverenza stilistica, quella che gli permette di osare un’inverosimile versione cosmico/futurista della musica folk.
Quella collisione di idiomi sonori che risplendeva nel suo incontro con Jon Hopkins in “Diamond Mine” è la brace che anima il fuoco sacro di quest’ultimo parto di Kenny Anderson, leggermente sedotto da una psichedelia priva di qualsiasi connotazione pop-rock e invece legata alla favolistica naif e alla sua dimensione artistica, dove magia e poesia si sposano senza cerimoniali.
La musica popolare e tradizionale nelle mani di King Creosote è ancora una volta slegata da formule accademiche e intellettualmente artigianali. Il lirismo scorre fluido, sia che si affidi a strumenti tipici che a divagazioni elettroniche, dando forma a un neo-folk raffinato e imperscrutabile.
Tutto l’album è avvolto da sonorità calde e semplici, opportunamente levigate al fine di nascondere la complessa natura lirica. Gli strumenti hanno timbri e colori naturali, mai stridenti, e anche le cornamuse si defilano dai cliché e ornano con inaspettata grazia e brio le malinconiche trame di “Melin Wynt”. Stessa sorte aulica spetta alla fisarmonica e al suo crepuscolare tratteggio di “Rules Of Engagement”. Continua a leggere...
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