Quicksilver Messenger Service - Happy Trails (1969)

L'invito al viaggio comincia dalla copertina: il saluto di un pony express alla fanciulla della prateria nel dipinto di George Hunter e quattro messaggeri della nuova frontiera che ne colgono il testimone sentimentale, dall'epopea del West all'apogeo lisergico, augurio Peace & Love by San Francisco 1969. David Freiberg e Greg Elmore tengono le redini della corsa per basso e batteria su un jungle - rhythm rubato a Bo Diddley, ma è il barrito di una chitarra elettrica a coinvolgerci al roteare del long playing su di una Who Do You Love scardinata nella sua integrità morale, intrecciarsi di cavalcate imbizzarrite di Gary Duncan e John Cipollina in tutte le facce dell'amore, che diventano When You Love, Where You Love, How You Love, Which Do You Love e ripresa. Una suite chitarristica di una ventina di minuti che è il simbolo dell'era psichedelica e fa viaggiare anche noi, lontano ogni qualvolta la musica diventi instancabile evasione, ma anche arte e messaggi di un'epoca, forse, con troppe illusioni. Il blues, rivisitato ai tempi, passa dal Fillmore (East & West) e diventa ancora l'interstellare E. Mc Daniels di Mona, esplode negli acidi strali compositivi di Maiden Of The Cancer Moon e si trasforma nel flamenco - wha morriconiano per western immaginario di Calvary. Happy Trails ha una cornice chiusa e ci riporta, con la sghemba title - track, non alla prima canzone ma alla copertina stessa, e a un altro viaggio oltre frontiera.  (Mia valutazione:  Distinto)

(Matteo Fratti)

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