Nick Cave & The Bad Seeds – Skeleton Tree (2016)

di Alessandro Rossi
Quando le allucinazioni cominciarono a farsi vivide, l’oscurità trasformò quel distacco dalla realtà in un baratro.
“Where am I? Where am I?” sussurrò Arthur Cave agli amici presenti, prima di precipitare da una scogliera alta 60 piedi sotto l’effetto dell’LSD.

Dove ci troviamo precisamente nel momento esatto in cui un evento catastrofico, come la tragica perdita di un figlio, comincia a scavarci dentro cambiandoci in qualcosa di sconosciuto? Quanto lontano ci trasporta il presente nel tentativo di farci mutare il nostro modello originale d’esistenza, verso una forma capace di sopportarne e comprenderne le asprezze? Nick Cave, padre di Arthur, questa domanda se l’era già posta tanti anni fa. Fu a causa di un buio passaggio adolescenziale caratterizzato della scomparsa del padre in un incidente stradale. Un evento che segnò pesantemente l’estetica oscura dell’artista australiano che con l’ultimo “Push The Sky Away” sembrava aver intrapreso la strada giusta verso la redenzione dai propri demoni.
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