Lou Reed - Berlin (1973)
Nel 1973 Lou Reed è reduce dal successo planetario di Transformer, che lo ha lanciato nello star system del rock, ma al contempo è tormentato da mille fantasmi, che dosi massicce di eroina non fanno altro che rendere più incombenti. È da questa situazione di squilibrio totale che nasce il progetto di Berlin, probabilmente uno dei concept album più scuri, nichilisti e disperati della storia. Con la produzione quasi teatrale di Bob Ezrin, Lou Reed proietta se stesso e gli ascoltatori nella Berlino decadente degli anni Sessanta/Settanta, raccontando la storia di una coppia di tossici americani trapiantati in terra tedesca. La storia narrata dalle canzoni è un vortice turbinante, una lunga caduta sospesa fra il lancinante stridere delle chitarre di Steve Hunter e Dick Wagner, dalla voce monocorde e distaccata di Reed e la drammaticità dei testi, sorta di dialogo interiore fra i due protagonisti, Caroline e Jim. Il risultato è un disco straniante, le cui canzoni, da Lady Day all'algida Sad song sono scene psicologicamente agghiaccianti di un film che nessuno avrebbe mai voluto vedere, eppure, nella loro totale mancanza di speranza, portano agli occhi l'altra faccia del mondo, quella lontanissima dal luccichio dei riflettori dal quale Lou Reed si è sempre defilato. Comunque lo si prenda, un capolavoro. (Mia valutazione: Distinto)
(Gabriele Gatto)
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