Joy Division - Unknown Pleasures (1979)
Narra la leggenda che Bernard Sumner (chitarra) e Peter Hook (basso) si incontrino a Manchester, la loro città, il 4 giugno 1976, in occasione dello storico primo concerto locale dei Sex Pistols. Ai due, si aggiungono presto Ian Curtis, che dice di essere un cantante, e poi pure Stephen Morris, che suona la batteria. Chitarra, basso, batteria, voce, i Sex Pistols come ispiratori: tutto punta in direzione del punk, ma i tempi sono inesorabilmente cambiati, il nastro non si può riavvolgere. Cosí, perfino al di là delle loro stesse intenzioni, i Joy Division, che partono facendosi chiamare Warsaw in onore della canzone Warszawa di David Bowie, finiranno per mettere fine al punk, per aprire le porte di quell'universo oscuro che sarà chiamato post punk o, ancora più genericamente, new wave. Le tappe della breve esistenza del gruppo sono l'unico elemento lineare di questa vicenda. Dopo aver fatto nascere e alimentato un piccolo ma tenace culto locale con le esibizioni dal vivo, i Joy Division registrano due album con la Factory, destinata a entrare nella storia come pioniera dell'industria discografica indipendente. La fama cresce, non solo in Gran Bretagna, ma il suicidio di Ian Curtis (nel maggio 1980), alla vigilia dell'uscita del secondo album e del primo tour americano, mette fine alla band e la fa entrare nella leggenda nera del rock'n'roll. Il resto è costituito da piccoli e grandi enigmi, incidenti in cui la spiegazione più evidente è sempre insufficiente. Come Curtis scopra di soffrire di epilessia poco prima di entrare in sala di registrazione per incidere il primo album, per esempio, e come il male influenzi le atmosfere morbose delle canzoni ben al di là della danza «della mosca morente» che esegue sul palco e che sembra imitare i movimenti scomposti di un epilettico. Come il produttore Martin Hannett, geniale e folle, si impossessi del gruppo fino a cambiarlo radicalmente, come ammetteranno gli stessi musicisti quando potranno ascoltare il loro album. Come sia nato, da dove venga questo suono oscuro, nero, a volte spaventoso, a volte straziante. Curtis canta (come Jim Morrison, che venera) testi che parlano di nevrosi, alienazione, malattia, Hannett rallenta i pezzi fino a renderli marziali, ipnotici, perversi. La batteria è signora assoluta del suono, basso e chitarra sono al suo servizio. Cominciano gli anni Ottanta, oscuri, malati, e finiscono subito. (Mia valutazione: Distinto)
di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)
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