Stevie Wonder - Songs in The Key Of Life (1976)

L'ex bambino prodigio Stevie è cresciuto ancora, se non altro perché ha appena rinnovato il contratto con la Motown e la cifra fa impressione: 13 milioni di dollari. Il nuovo accordo con il padre-padrone Berry Gordy gli garantisce un'autonomia artistica che lui mette a frutto immediatamente: il nuovo album sarà doppio, ci lavora da due anni, ci suonano decine di musicisti, e quando uscirà, si viene a sapere, ci sarà dentro tutto il mondo di Stevie Wonder.
Al momento della firma si dice abbia centinaia di canzoni già registrate. Ce ne vorrà un altro centinaio — e tutte nuove — perché l'album finalmente esca. Attesissimo, chiacchieratissimo, Songs In The Key Of Life riesce nel miracolo di mantenere tutte le promesse. Dentro c'è tutto Wonder, con le sue incoerenze, le cadute kitsch, la retorica, le sdolcinature. Ma anche la musicalità straordinaria, le idee melodiche e ritmiche, la cultura immensa, che abbraccia il funky e la musica d'autore, il rock'n'roll e le prediche dei pastori alla messa della domenica. Il pensiero non è complicato (piú o meno, «è l'amore che ci salverà»), ma non è questo che conta. Dopo una serie di album eccellenti, amati da pubblico e critica, questa volta Stevie vuole mettere insieme una sorta di enciclopedia Wonderiana che lo rappresenti da ogni punto di vista. Con Sir Duke celebra le radici che affondano nella storia del jazz, con Black Man dà una breve lezione di orgoglio nero, con Isn 't She Lovely canta la gioia della paternità, con I Wish la tenerezza dei ricordi d'infanzia. I temi insomma sono numerosi e vasti, come vaste, anzi, vastissime, sono le coordinate musicali in cui si muovono le ventuno canzoni, nel tentativo — non sempre riuscito, e questo in fondo spiega il fascino eterno dell'album — di rendere coerente la materia prima che si è scelto di maneggiare. I ringraziamenti finali chiamano in causa Abdul Jabbar, Abdul Haleen Farrakhan, Sergio Mendes e Frank Zappa, piú tutta la Motown e i musicisti che in qualche modo le sono collegati, e già questo basta a spiegare quanto tutto un mondo si ritrovi in queste Songs. Che, abbastanza stranamente, segnarono l'apice del periodo considerato «classico» nella produzione di Stevie Wonder e la fine del suo momento migliore. A soli 26 anni, Wonder ha già dato il meglio di sé, scopriremo poi. (Mia valutazione: Buono)

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

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