Steely Dan - Aja (1977)

I due vengono dall'Est, dal Queens l'uno, l'altro dal New Jersey. Si incontrano in un college di campagna nello Stato di New York, e trovano spazio sull'altra costa, a Los Angeles, dove li chiamano a comporre per i cantanti della casa discografica ABC. Stanno arrivando gli anni Settanta, ma loro, Walter Brecker e Donald Fagen, lavorano ancora come si faceva ai tempi di Frank Sinatra: scrivono, qualcun altro interpreterà. Sono però gli anni Settanta, quello che scrivono loro, in fondo, si adatta solo a loro: a qualcuno viene in mente che dovrebbero formare un gruppo. Lo fanno, si scelgono il nome di un oggetto per il piacere femminile inventato da William Burroughs nel Pasto nudo e cominciano a mettere insieme quel mix di rhythm and blues, funky, jazz (molto jazz), melodie pop e suoni secchi, senza eco, che diventerà un riconoscibilissimo marchio di fabbrica, Totalizzano diversi buoni successi, amati dalle radio americane, e a gennaio 1977, quando entrano in studio per registrare il sesto album, possono chiamare il meglio degli strumentisti jazz della loro generazione. I boss sono loro, i due newyorkesi: il gruppo è una finta. Per l'assolo di chitarra di Peg si permettono di provare cinque o sei musicisti, fino a quando Jay Graydon li convince e finisce sull'album. Sono perfezionisti, bravissimi, e come tutti i grandi innovatori non fanno altro che togliere il superfluo. Niente eco, niente riverbero, il suono ha da essere secco. Nessuno strumento prevale sugli altri, le armome complesse e articolate danno spazio a tutti gli straordinari musicisti che passano per lo studio. Inseguono il suono totale e dunque sono fuori dal tempo, i pezzi potrebbero essere stati scritti da sempre, ma è tutta anni Settanta quell'idea che jazz, rock e funky si possano incontrare a metà strada e che la cerimonia sia tutta cerebrale, matematica e razionale. Anche i testi non hanno tempo, parlano di Ulisse che ripensa alla maga Circe, forse dell'attrice che nel 1932 si suicidò lanciandosi dalla lettera H della scritta Hollywood, sulle colline della città dei sogni: lei si chiamava Peg Entwistle, la canzone è Peg. Il disegno degli Steely Dan coprirà quasi perfettamente gli anni Settanta. Poi sarà revival, o qualcosa di simile: è ormai chiaro che la perfezione formale non protegge dal dolore della vita, ma è stato bello provarci. (Mia valutazione: Buono)

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

Commenti

E T I C H E T T E

Mostra di più