Iggy Pop - Lust For Life (1977)

Il rapporto tra i due è uno dei grandi misteri del rock'n'roll, un mistero che forse neppure loro stessi potranno mai decifrare. Vampiro o salvatore, David Bowie si appresta a mettere a punto, nel fatale 1977, anno dell'esplosione punk, il secondo ritorno sulle scene del suo maestro e seguace. Dopo il tentativo esistenzialmente e commercialmente fallito di Raw Power (artisticamente è un successo, nientemeno che la fondazione del punk), questa volta il piano prevede, punto per punto: strappare l'Iguana alla clinica psichiatrica in cui è rinchiuso; portarlo in giro per il mondo nel tour di Station to Station; fargli registrare due album a Berlino, dove Bowie è andato a cercare salvezza per se stesso. Forse il programma non è proprio cosí dettagliato, forse all'ombra del Muro Bowie cerca appunto, piú che altro, di esorcizzare i propri demoni, e vederli riflessi in quelli di qualcun altro può servire. Comunque sia, le cose vanno cosí: dopo The Idiot, i due decidono di realizzare in fretta un altro album, e di realizzarlo a Berlino, dove Bowie è alle prese con la trilogia che sarà detta, appunto, berlinese. Iggy cerca piú che altro di essere all'altezza del suo salvatore e occasionale maestro, e per otto giorni dorme pochissimo e lavora con dedizione. Esce fuori un disco che sembra davvero suo, molto piú del precedente: David, del resto, si sente solo in qualche seconda voce. Esce fuori un album molto piú rock'n'roll, se si vuole. Un disco che contiene almeno tre delle canzoni per cui Iggy verrà ricordato a distanza di decenni: Lust For Life, canto di speranza di un sopravvissuto; The Passenger, ispirato a una poesia di Jim Morrison (che rimane il suo vero maestro), oppure - chi lo sa - ai viaggi sulla metropolitana berlinese; Tonight, canto d'addio a un'amante che muore d'eroina (che qualche anno dopo Bowie canterà in duetto con Tina Turner tagliando la parte in cui si parla della droga). Il punto è che, nell'anno in cui il punk sembra travolgere vecchie gerarchie e vecchie abitudini, i due grandi vecchi — a 30 anni esatti d'età! — sono a Berlino a leccarsi le ferite di una vita che tenta disperatamente di essere arte. Ce la faranno, in qualche modo si garantiranno entrambi un futuro, ma a riascoltarli bene oggi non si può sentire tutta la decadenza e la malinconia del loro tentativo. Splendida decadenza, vecchia e malinconica come il rock'n'roll. (Mia valutazione: Buono)

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

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