Paul Simon - Stranger To Stranger (2016)
Il 75enne cantautore del New Jersey, che ha iniziato la sua carriera in coppia con Art Garfunkel, sorprende ancora una volta per la freschezza della voce e del suo approccio alla musica. A 5 anni dall’ultimo album in studio, So beautiful or so what, acclamatissimo dalla critica, Paul meraviglia con undici tracce (16 nella versione speciale che comprende 5 bonus track) in cui si diverte a sperimentare, regalando un suono innovativo ma che riesce ad essere familiare per chi ascolta. Un album in cui Simon, che si è avvalso della collaborazione dell’artista italiano Clap!Clap! (nome d’arte di Cristiano Crisci), rendendo il suono molto più elettronico e contemporaneo, ha usato strumenti inusuali, come in Insomniac’s lullaby, intensa ballata in cui risuonano le Cloud-Chamber Bowls e il Chromelodeon (inventati dal compositore americano Harry Partch, scomparso nel 1974).
Stranger to stranger è il frutto di un lungo percorso, come spiega lo stesso Simon: “Registrare un disco è sempre più faticoso. Per riuscire a finirlo ci ho impiegato 5 anni e onestamente non se ci sarà una prossima volta.”
Clap!Clap!, che lo stesso Paul definisce “un genio”, ha dato il suo prezioso contributo ai pezzi più ironici e trascinanti del disco, ovvero The wristband (singolo di lancio dell’album), The werewolf (esperimento sonoro effettuato utilizzando un cajón – strumento a percussione tipico della musica folk peruviana – mixato al battito di mani e a uno strumento tipico indiano, il gopichand), e anche alla struggente Street angel (la più bella del disco).
Stranger to stranger è un album dai ritmi variegati, che alterna ballate classiche, come appunto Street angel o Insomniac’s lullaby, a ritmi incalzanti e trascinanti come Cool Pepa Bell e In a parade.
Il tredicesimo disco da solista di Paul Simon regala perle rare, frutto di un’emozione autentica e della voglia di mettersi in gioco di uno massimi esponenti del folk americano, da ascoltare magari in macchina durante un viaggio. Offre quella sensazione di libertà, di leggerezza, anche in pezzi strumentali come Proof of love (nato durante un viaggio a Abadiânia, in Brasile, da un santone di nome João de Deus).
“È far ascoltare qualcosa, ma da una prospettiva insolita. È creare musica che suona come già sentita, e al tempo stesso nuova: musica pervasa da un senso di mistero. Il suono è l’oggetto di questo album, e ne caratterizza ogni singola canzone. Se la gente lo avvertirà, sarò contento. La giusta canzone al momento giusto può vivere per generazioni. Un bel suono, beh, è per sempre”, dice lo stesso Paul a proposito di questo suo nuovo lavoro. Ed è esattamente così: una bella canzone, scritta in modo sincero, resta per sempre. (Mia valutazione: Distinto)
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