Iggy And The Stooges - Raw Power (1973)

Dopo tre album che pochi davvero hanno capito e pochissimi hanno acquistato, l'ex batterista James Osterberg, da tempo trasformatosi in Iggy Pop, e i suoi Stooges sono senza contratto discografico. A questo punto le strade si dividono: gli Stooges restano a Detroit e per sopravvivere si inventano concorsi pubblici in cui chiunque può salire sul palco ed essere — per tre minuti - il nuovo Iggy Pop; lui invece va a New York in cerca di nuove possibilità. Ha ragione lui: una sera, mentre è in casa davanti alla tv (danno Mr. Smith va a Washington con Jimmy Stewart, e lui non vuole perderselo), lo chiamano per dirgli che David Bowie e il suo manager sono in città in cerca di contatti e idee. Quando finalmente riesce ad alzarsi dal divano, li incontra: i due gli piacciono, e ben presto si ritrova a Londra con un chitarrista che ha scelto lui (è James Williamson, viene da Detroit), al centro di un progetto che neppure troppo misteriosamente punta a fare di lui il nuovo Lou Reed, ripescato da Bowie in un momento di difficoltà e rilanciato alla grande. Il punto è che neppure nella nebbia dell'eroina che consuma con regolarità Iggy ha smarrito un'idea artistica chiara, per quanto ai piú risulti incomprensibile, o addirittura indigesta. Riesce a far arrivare a Londra i fratelli Asheton, la sezione ritmica degli Stooges, e con gli altri tre entra in studio per dare voce a questa formazione che è nei fatti la nuova versione del vecchio gruppo. In una decina di giorni registra Raw Power, con qualche trucchetto sperimentale (i suoni di spade — vere — che duellano in Search And Destroy, la tastiera ottocentesca «celesta» in Penetration) e soprattutto con un suono distorto e compresso che gli garantirà il consueto insuccesso. «L'album sembra abbaiarti contro come un cane arrabbiato», commenterà anni dopo, orgoglioso. Interviene Bowie, che lo remixa a Los Angeles, ma neppure dopo questo trattamento il risultato finale cambia per davvero: pochi acquisteranno il disco, ma chi lo farà troverà in queste otto tracce tutto il necessario per immaginare un suono «primitivo» (parola di Bowie), arrabbiato, indomito, selvaggio che qualcuno chiamerà punk. Un aggettivo, guarda caso, che pare sia stato usato per la prima volta (da Lenny Kaye, poi chitarrista di Patti Smith) nella recensione di un album degli Stooges. (Mia valutazione: Buono)

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

Commenti

E T I C H E T T E

Mostra di più