The Who - Who's Next (1971)

All'alba degli anni Settanta Pete Townshend ha molti progetti. Tommy, uscito nel 1969, è stato un grande successo: la storia di un Messia del flipper cieco-sordo-muto era un po' zoppicante, lui l'aveva chiamata «rock opera» per scherzo, e aveva funzionato alla grande. Era banale e banalmente simbolica come tutte le opere liriche, no? E questo non era forse il segno che il rock'n'roll era diventato grande, e che poteva raccontare storie complesse con parole, immagini e musica, proprio come i classici? L'ambizioso Townshend non se lo fa dire due volte: quando viene fuori che i produttori americani vogliono produrre un film, abbandona il progetto di Tommy, e propone Lifehouse, un documentario sugli Who dal vivo che avrebbe condotto Tommy e i suoi seguaci in un futuro di tutine aderenti, culti totalizzanti, persuasioni occulte. Con una sola via d'uscita: il buon vecchio rock'n'roll, aggiornato ai tempi e, appunto, ormai solido come un classico. Musica totale, chitarre e sintetizzatori. Nel gennaio del 1971 The Who e quattrocento rappresentanti del pubblico provano a chiudersi nel teatro londinese Young Vic: insieme, progetteranno il film e forse una nuova società. La band suona alla grande, ma nessuno la registra su nastro e nessuno, Townshend meno di chiunque altro, capisce davvero che cosa sta accadendo. Va malissimo una sessione di registrazione a New York, in cui ciascuno si presenta accompagnato dal proprio demone preferito (quello di Townshend è francese, si chiama Remy Martin); tornano in Gran Bretagna, e nell'estate del 1971 registrano le canzoni che hanno piú o meno pronte, in parte a casa di Mick Jagger, in parte in studio. Il progetto Lifehouse non esiste piú: al suo posto si presenta però la migliore band di rock'n'roll attiva al momento sul pianeta, un grande compositore, chitarrista e sperimentatore che ha imparato (almeno, ci prova) a piegare la nuova tecnologia del sintetizzatore ai propri scopi, un cantante maturo come non mai e la sezione ritmica piú dinamica e musicale di ogni tempo. Il minimalismo alla Terry Riley (celebrato anche nel titolo di un pezzo, Baba O' Riley), le chitarre amplificate con gli speciali Hiwatt DR 103, il basso e la batteria che fanno la melodia e non solo il ritmo: Who 's Next apre a calci le porte degli anni Settanta. II miglior album che sia mai nato dalle ceneri di un progetto fallito. (Mia valutazione: Ottimo)

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

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