Led Zeppelin - Led Zeppelin IV (1971)

«E' un bel po' di tempo che non facciamo del rock'n'roll», canta Robert Plant all'attacco di Rock 'n 'Roll, un bluesaccio elettrico del quarto album registrato dagli Zeppelin. «Il quarto album» o «I quattro simboli», o «Quattro» sono alcuni dei nomi che gli verranno dati: arrabbiati per le critiche sollevate dal terzo, considerato troppo folk e leggero, Plant, Page, Bonham e Jones questa volta sono un po' piú pesanti e ironici: «E' un bel po' di tempo che non facciamo del rock'n'roll». Sulla copertina non stampano né il titolo dell'album né il nome del gruppo. Per di piú scelgono un'immagine volutamente dimessa, un quadro che si dice qualcuno, forse lo stesso Plant, ha trovato in un negozietto di cianfrusaglie, appeso su una tappezzeria di quart'ordine e pessimo gusto (è pur vero che la copertina si apre per mostrare cosa c'è dietro il muro sbrecciato, fino a scoprire una torre di appartamenti nei pressi dei luoghi d'origine di Robert Plant). E non si firmano, se non con simboli che ricordano le antiche e un po' esoteriche rune (qualcuno chiama «Rune» l'intero album). Il quarto album dei Led Zeppelin passerà alla storia come quello del successo, l'album che farà di loro la rock'n'roll band piú amata degli anni Settanta, e quello del ritorno all'energia del rock'n'roll. Che tra le due considerazioni, peraltro entrambe vere, ci sia un rapporto di causa/effetto è evidente a tutti. Per essere i numeri uno è essenziale sfondare in America, e gli Zeppelin ci riescono soprattutto grazie a quest'alburn. Per fare del rock'n'roll duro e puro (addirittura, c'è che li accusa di aver generato con queste otto canzoni l'idea stessa di heavy metal), è necessario chiamare a raccolta tutti i suoni che la band si porta dentro. E ciò che a Page e Plant riesce meglio, con qualche caduta di stile (l'intro di Stainvay TO Heaven è presa di peso da uno strumentale degli Spirit, non è il primo e non sarà l'ultimo caso di semi-plagio), ma con grandissime intuizioni: la struttura del blues, le sonorità del folk, i timbri esotici di strumenti non occidentali e la batteria potente di John Bonham. Gli otto minuti di Stairway To Heaven («Un punto di svolta», secondo Plant), con una struttura quasi sinfonica di cambi di ritmo e contrapposizioni di temi diversi, li consegneranno alla Storia e li inchioderanno a un cliché mistico-sognatore dal quale non si riprenderanno piú. (Mia valutazione: Ottimo)

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

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