Il giorno che Bob Dylan suonò elettrico
Il 25 luglio del 1965 Dylan iniziò al Newport Folk Festival la sua rivoluzione elettrica: non tutti la presero bene
Il Newport Folk Festival è un festival di musica folk organizzato ogni anno a Rhode Island, negli Stati Uniti, ed esiste dal 1959. Oggi il festival attira meno pubblico di molti altri eventi musicali, ma negli anni Sessanta è stato il più importante punto di riferimento per la musica folk, che in quel periodo andava molto forte. Cinquant’anni fa su un palco di Newport ci fu uno dei più noti, importanti e discussi eventi nella storia della musica contemporanea. Il 25 luglio del 1965 iniziò la svolta elettrica di Bob Dylan, nome d’arte di Robert Allen Zimmerman. Quel giorno Dylan, allora il più importante esponente della musica folk tradizionale, andò sul palco accompagnato da un complesso che si chiamava Paul Butterfield Blues Band. Invece che presentarsi con la consueta chitarra acustica, Dylan si presentò con chitarre elettriche e amplificatori, sorprendendo tutti i presenti.
Nel 1965 Bob Dylan era già molto famoso ed era associato alla musica folk. Era già stato a Newport nel 1963 e nel 1964 e in entrambe le occasioni aveva suonato da solo. Ed era stato molto folk: nell’abbigliamento, nella scelta delle canzoni, nella semplicità acustica degli strumenti musicali e del loro suono. Negli anni Sessanta, per il pubblico di Newport Dylan era un modello, un idolo, quasi un profeta: la voce di Bob Dylan era in quegli anni la “voce di una generazione“. Dylan era diventato molto famoso soprattutto grazie a Blowin’ in the Wind, scritta nel 1962.
Nella prima metà degli anni Sessanta Dylan aveva già scritto, inciso e suonato canzoni come It Ain’t Me Babe, The Times They Are a-Changin’ e Mr. Tambourine Man. Nel 1964 prima che Dylan salisse sul palco di Newport per un’esecuzione di Mr. Tambourine Man, fu presentato così: «Eccolo, accoglietelo. Lo conoscete, è vostro».
Nel 1965, sei settimane prima di andare a Newport per la terza volta, Dylan aveva pubblicato un nuovo disco: Bringing It All Back Home (“riportando tutto a casa”). Il lato B di quel disco continuava a essere molto folk e acustico, il lato A iniziava invece ad avere sonorità rock e blues. Sul lato A di quel disco c’era, tra le altre, Subterranean Homesick Blues. Dopo quel disco e cinque giorni prima dell’esibizione al Festival di Newport, Dylan aveva pubblicato un nuovo singolo: Like a Rolling Stone.
Prima del 25 luglio 1965 Dylan aveva quindi già mostrato inclinazioni rock, ma non ci si aspettava che proprio a Newport avrebbe scelto di esprimere in modo diretto ed evidente l’inizio della sua personale rivoluzione elettrica. La sera del 25 luglio Dylan doveva suonare tra due gruppi folk decisamente tradizionali: i Cousin Emmy e i Sea Island Singers. Quando salì sul palco lo fece con i membri della Paul Butterfield Blues Band: con in mano una chitarra elettrica – una Fender Stratocaster – e addosso una giacca di pelle Dylan iniziò a cantare e suonare una nuova e potente versione di Maggie’s Farm.
Dopo Maggie’s Farm, Dylan suonò altre canzoni “elettriche”, tra cui anche Like a Rolling Stone. Sembra che Dylan abbia preso la sua decisione poche ore prima di suonare. Non a tutti però piacque. Non ci sono riprese video chiare che mostrano la reazione del pubblico, ma dalle ricostruzioni successive è emerso che parte del pubblico di Newport non prese bene la scelta di Dylan. La sua rivoluzione rock quel giorno fu definita anche una “eresia” da qualche fan e si parlò di “tradimento”, come ha raccontato Time:
Alcuni ballarono, altri piansero, molti restarono a bocca aperta, molti si arrabbiarono. Molti esultarono, altri erano invece sopraffatto dall’intenso shock, o sorpresi dalle reazioni negative.
Si dice che Pete Seeger – famosissimo cantante folk americano e uno dei fondatori del Festival di Newport – si arrabbiò così tanto da provare a togliere la corrente al gruppo di Dylan sul palco, minacciando di tagliare i cavi di strumenti e amplificatori con un’ascia. L’aneddoto sulla rabbia di Seeger non è mai stato provato né smentito. Tra le versioni su quello che successe il 25 luglio di cinquant’anni fa ce ne sono anche alcune secondo cui il pubblico – o parte di esso – protestò perché Dylan si esibì per poco tempo, o perché la qualità audio era scarsa. Il critico musicale Elijah Wald ha pubblicato pochi giorni fa Dylan Goes Electric!: Newport, Seeger, Dylan, and the Night That Split the Sixties, un libro di 368 pagine che ricostruisce gli eventi di quel giorno. La tesi principale di Wald è che ci fu una protesta dovuta alla svolta elettrica di Dylan, ma che quella protesta non fu dettata dal tradizionalismo del pubblico folk nei confronti di Dylan, innovatore anticonformista: fu il contrario. Come sintetizza Slate in una recensione del libro di Wald:
La storia la scrivono i vincitori: e il rock ha raccontato la storia di Newport come se riguardasse un fiero anticonformista di fronte a una timida folla. Ma a un livello più profondo si è trattato di uno scontro tra due diversi anticonformismi, di un dibattito su cosa significhi ribellarsi.
Nei mesi successivi al 1965 Dylan ha continuato a “suonare elettrico” e a ricevere apprezzamenti e critiche: è molto famoso l’episodio in cui nel 1966 un fan urlò a Dylan la parola “Giuda”, a cui Dylan rispose dicendo alla sua band: «Play it fucking loud!» (“suonatela fottutamente forte”). Dylan non tornò a Newport per decenni, e al momento la sua quarta e ultima apparizione al Festival è del 2002. Per il cinquantesimo anniversario della sua svolta elettrica Dylan è stato invitato dagli organizzatori del festival, ma lui ha rifiutato di andarci.
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