Dylan LeBlanc - Cautionary Tale (2016)

di Lorenzo Righetto

Chiaramente, Dylan LeBlanc non è quell’artista a cui si guarda quando si cerca l’estro, la scintilla. Però un Americana interpretata in modo sentito, suonato e prodotto come si deve, sì, e questo “Cautionary Tale”, con il suo spirito più scarno e suggestivo, lo pone in una luce ancora migliore sotto questo aspetto, diluendo quell’immagine da drama queen del cantautorato che avvolgeva la sua prima, giovane carriera.

I toni sono infatti più maturi, piacevolmente “stagionati”, come nella sfumacchiante “Easy Way Out”, con il suo bel crescendo corale alla CSN&Y, e “Cautionary Tale” si configura così come quel bel disco di mestiere da ascoltare anche per ore intere, senza stancarsi, senza incontrare quella traccia o quel passaggio che faccia storcere il naso.
Una qualità che molti scarteranno come secondaria, come parte della bassa cucina artistica, ma che non si può dire di molti dischi, almeno oggi. Anche perché Dylan, pur con le sue interpretazioni sentimentali ma qui mai troppo cariche, ha scritto un disco di grande leggerezza, in contrasto col passato del cantautore della Louisiana, come dimostrano brani lievi, alla Simon & Garfunkel, come “I’m Moving On” e “Man Like Me”.

Difficilmente qualcuno si sorprenderà dei passaggi melodici di “Cautionary Tale”, ma il potere affabulatorio del mondo floreale creato dal disco rimane intatto. Difficile anche, d’altra parte, vivere una qualche vibrazione emotiva, nonostante i ripetuti tentativi di provocarla (“Lightning And Thunder”). (Mia valutazione: Distinto)

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