The Jimi Hendrix Experience - Eletric Ladyland (1968)
James Hendrix è tornato da Londra, dove gli hanno cambiato il nome in Jimi e hanno fatto di lui una star. Ha suonato a Monterey, dove finalmente anche gli americani si sono dovuti accorgere di lui. Ha girato gli States con il trio, la Jimi Hendrix Experience, in un tour di nove mesi senza interruzioni. Quando entra in studio, a fine 1967, ha molte idee e pochi pezzi già scritti, per un album, il terzo della sua vita, che sarà anche il primo interamente, veramente suo. Un produttore ci sarebbe, Chas Chandler, responsabile del suo successo britannico, ma la lentezza con cui procedono le registrazioni e le decine di «amici» di Jimi che stazionano in sala gli danno sui nervi. Se ne va sbattendo la porta, e Electlic Ladyland risulterà «prodotto e diretto da Jimi Hendrix». Le cose vanno come vuole lui, in effetti: a rilento, con improvvisazioni continue e sperimentazioni anche bizzarre, anche naif: chitarra, basso e batteria qua e là vengono accelerati, o rallentati; c'è anche un clavicembalo e in Voodoo Chile Hendrix suona il pettinino con la carta stagnola. Noel Redding, il bassista dell'Experience, viene messo da parte, Jimi suona quasi tutte le parti di basso, e per risarcirlo finirà nell'album una composizione a cui Redding ha lavorato nei giorni — non pochissimi — in cui Hendrix non si presenta in studio: Little Miss Strange. L'album, doppio, segna momenti di non ritorno per il linguaggio del rock'n'roll, punti fermi dai quali sarà difficile prescindere. A partire da All Along The Watchtower, il brano di Bob Dylan che Hendrix fa totalmente suo, come l'autore stesso riconoscerà. Jimi non si separa mai dal libro che raccoglie i testi di Dylan, considerato una sorta di maestro, o forse piú ancora un'anima affine. E poi Voodoo Chile, il brano che nasce come improvvisazione notturna con Stevie Winwood all'organo e Jack Casady, dei Jefferson Airplane, al basso. La versione che finisce sull'album dura quasi un quarto d'ora; la registrano alle sette del mattino, al termine di una nottata psichedelica e ispirata. Il tappeto ritmico e i ricami dell'organo sono la base su cui si distende la chitarra di Hendrix, con improvvisazioni che prendono qualcosa dal jazz di Miles Davis e Coltrane, qualcosa dalla scrittura di Dylan, qualcosa dal soul e dal rock'n'roll delle origini e por. tano tutto ciò a un livello superiore, un livello che la musica nata quella notte non ha ancora cessato di esplorare. (Mia valutazione: Capolavoro)
di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)
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