U2 - The Joshua Tree (1987)
Dopo il successo di The Unforgettable Fire, per gli U2 è tempo di alzare il tiro, di assurgere definitivamente a band del decennio. Per farlo Bono, The Edge, Clayton e Mullen capiscono che l’Irlanda non basta più, bisogna allargare i confini, magari guardando proprio a quell’America che è stata terra promessa per una moltitudine di loro connazionali. E così il loro rock si fa più levigato e globale, apre al country e al blues, strizza l’occhio alla frontiera pur conservando l’immediatezza, il pathos, la genuinità dei dischi precedenti. Nasce così The Joshua Tree, non necessariamente il più bel disco dei quattro di Dublino, ma senza dubbio quello più famoso, il loro best seller (28 milioni di copie), il loro passaporto per l’Olimpo. C’è tutto l’U2-pensiero: brani epici che diventano degli istant classic (le iniziali Where the Streets Have No Name, ispirata a Bono da un viaggio in Etiopia e I Still Haven’t Found Ahat I’m Looking For), i temi sociali tanto cari al frontman (i minatori di Red Hill Mining Town, i desaparecidos di Mothers of the Disappeared, la dipendenza da eroina di Running to Stand Still), le pennellate naif tanto care a The Edge (In God’s country, uno dei vertici assoluti dell'album e non solo), la ballata spezzacuori (With or Without You), il colpo a sorpresa (il noir-rock di Exit). Missione compiuta: gli anni 80 finiscono con gli U2 ben saldi sul trono del rock mondiale. (Mia valutazione: Capolavoro)
(Gianuario Rivelli)
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