Irlandese, capelli rossi, grassoccio...

Irlandese, capelli rossi, grassoccio, carattere terribile, musicista formidabile. Questo è Van Morrison, da più di venti anni una bandiera per la musica d'autore. Su di lui si sono scritti fiumi di parole, ma pochi hanno saputo, o meglio potuto, avvicinarlo: Morrison ha una sota di idiosincrasia per i giornalisti e cerca dio evitare qualunque tipo di intervista. Non ha nulla da dire alla stampa, per lui parla la sua musica: "Io sono un musicista e faccio musica, questo è il pensiero dell'uomo Morrison. E, difatti, lui parla attraverso la sua musica. Ha inciso moltissimi dischi, più o meno uno all'anno dal 1968 ad oggi, e vi sfido a trovarne uno brutto: in ogni album c'è almeno una canzone strepitosa, anche più di una, ed una serie di composizioni d alto livello come cornice. Sa scrivere ballate, brani blues e folk, soul, jazz e rock: la sua musica non ha frontiere e non può venire etichettata. Morrison è un musicista totale. Ha creato, con "Astral weeks" e "Moondance" due dei dischi più belli di ogni epoca: ma poi, non contento, ne ha gettati sul piatto altri splendidi, come "Tupelo honey", "Saint Dominic's preview", "Veedon fleece", "Into the music", "Common one", "Beautiful vision", "No guru, no method, no teacher", "Avalon sunset", "Enlightenment", "Irish heartbeat", "Hymns to the silence", "Too long in exile", fino alla recentissima autocelebrazione in concerto di "A night in San Francisco". E solo per nominare i più famosi. Musica totale: come dimostra nel recente disco dal vivo, l'irlandese sa mischiare con estrema disinvoltura e grande cultura qualunque tipo di musica, ed usa liriche intense e poetiche, personali e letterarie, che danno uno spessore inusuale al suo script. Bardo celtico, cantante soul, musicista estatico, mistico e visionario Morrison è in grado di raggiungere le vette più alte della musica contemporanea: ed inoltre, da vero artista, muta, nelle esecuzioni dal vivo, di continuo le sue composizioni, modellandole e rimodellandole a suo piacimento. Disco dopo disco il suo seguito cresce, cresce e cresce. E non vedo un termine a questa sua ascesa: per lui la musica è un lavoro, e questo "mestiere" lo affronta con estrema serietà ed assoluto rigore morale e stilistico, e, con la voce che si ritrova, unita ad un raro talento compositivo, non può fare altro che migliorarsi.

Paolo Carù (settembre 1994)

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