Moon Duo - Shadow of the Sun (2015)

di Valentina Natale

La premiata coppia Erik “Ripley” Johnson & Sanae Yamada, in arte Moon Duo, torna a far danni in questo 2015. Il Duo per l’occasione si trasforma spesso e volentieri in un trio, con l’aggiunta del batterista John Jeffrey a dare nuova linfa a quei ritmi densi e corposi, sempre in bilico tra kraut rock e psichedelia, che sono un po’ il marchio di fabbrica della band. “Shadow Of The Sun” è stato registrato durante un periodo di insolita calma, lontano da concerti, tour e dall’adrenalina che dà spostarsi di continuo. Nove tracce nate dentro un seminterrato di Portland (Oregon) che spiegano meglio di tante parole lo strano sentimento che si prova a stare fermi dopo aver tanto viaggiato, quando la voglia di riposare è tanta ma il desiderio di ripartire è già nato e si fa sentire.

Frenesia e quiete: questa è la ricetta di “Shadow Of The Sun”. Agitazione e gioia che si rincorrono in un buffo e colorato carnevale psichedelico di colori e suoni. Ritmi pulsanti e precisi al millimetro che convivono con momenti più astratti in cui Ripley si lascia andare a quegli assoli di chitarra un po’ indolenti (“Zero”) un po’ cattivi (“Free The Skull”, “Animal”) che tira regolarmente fuori con i suoi Wooden Shjips e Yamada lo segue passo passo senza mai perdere un colpo (vedi “Wilding” e una “Night Beat” che evoca fantasmi di Suicide e Cramps). Poi una calma strana, improvvisa e un po’ riflessiva (“In A Cloud”) come se volessero riprendere fiato per gettarsi nuovamente nella mischia. Cosa che puntualmente accade quando riscoprono il loro lato più minimale e distorto in “Thieves” e nella movimentata “Ice” e si divertono con una “Slow Down Low” in cui Ripley dimostra tutta la sua passione per il rock vecchio stampo.

Ascoltare “Shadow Of The Sun” è come farsi un giro nel nightclub più strano ed esclusivo del mondo, imprigionati tra luci fluo e proiezioni di vecchi film in super 8 che lambiscono i muri. E uscire poco prima dell’alba, quando il sole ancora non c’è ma si sa che arriverà presto. Un disco sospeso ai confini della notte, attaccato con le unghie a quei pochi minuti prima dell’alba. Prima che tornino a circolare le auto e la città si svegli, rumorosa e impossibile come ogni giorno. Prima che chiudano i locali e aprano i bar. Rispetto al passato i Moon Duo sono un filo più eterei, ma sempre incalzanti e interessanti da ascoltare. Professionali e decisi, fanno tutto bene e sembra venirgli incredibilmente semplice. (3,5/5 voto mio)

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