James Brown - Live At The Apollo (1963)
«Avreste potuto pensare che regalassero qualcosa all'Apollo Theater l'altro giorno. Le file fuori dal teatro erano interminabili e la gente non vedeva l'ora di entrare». Cosi scrivono i giornali di New York negli ultimi giorni di un ottobre eccezionalmente freddo. E il 1962, James Brown e i Famous Flames suonano per la settima volta nel celebre locale di Harlem, sulla 125", e per la quinta volta sono in testa al cartellone. Questa volta, lui ha voluto registrare la serata finale. Sa che la forza, sua e della band, sta tutta negli spettacoli dal vivo: ne fanno trecento l'anno. A intrattenere la gente lui ha imparato fin da piccolo, quando viveva per strada ad Augusta, Georgia, e portava a casa un po' di spiccioli facendo divertire i militari sul ponte che andava alla base dell'esercito. Quelli della casa discografica non ci credono, un album dal vivo senza neanche un singolo, con niente di nuovo, non può vendere e tanto meno essere suonato dalle radio. Ma James Brown ha sempre avuto le idee chiare. I soldi - 5 mila dollari, piú o meno - ce li mette lui, come tutto il resto: il suono, un rhythm and blues suonato con l'energia del a piú grande lavoratore nel mondo dello spettacolo» (The Hardest Workin' Man In The Show business, è uno dei tanti soprannomi che si è dato da solo), il ritmo che un giorno verrà chiamato funk, le canzoni, l'adorazione del pubblico, anche di quello notoriamente difficile dell'Apollo Theater. Infila uno dopo l'altro tutti i suoi successi, senza pause. A metà dello spettacolo ne impacchetta addirittura nove in un medley che dura meno di sette minuti (Please, Pkase, Pkase - You've Got The Power - Found Someone - Why Do You Do Me - I Want You So Bad - I Lave You, Yes I Do - Strame Things Happen - Bewildered - Please, Please, Please). Syd Nathan, il boss della casa discografica, capisce che il materiale è buono, anzi, che è una bomba, ma continua a non crederci: fa tagliare la registrazione a poco pin di mezz'ora e ne stampa cinquemila copie. Poi qualcosa accade, incredibilmente proprio a partire dalle radio: la gente chiede James Brown, la gente vuole il Live all'Apollo, e qualcuno lo trasmette interamente, piazzando la pubblicità quando è necessario girare il vinile, a metà di Lost Someone, che dura quasi undici minuti. Come James Brown aveva previsto, James Brown diventa James Brown grazie a questo album e alla magia dell'Apollo. Tanto che lui tornerà tre volte a registrare sulla 125" nel 1968, nel 1971 e nel 1995. (4/5 voto mio)
di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)
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