Neil Young & Crazy Horse - Rust Never Sleeps (1979)
Il grande momento artistico di Neil Young era finito nel 1975 con Zuma, ma nel cassetto del canadese era rimasta una tale mole di materiale di scarto e album lasciati a metà che la sua discografia non finirà mai di vivere di rendita. Rust Never Sleeps uscì quando lui già aveva la testa immersa nei problemi di famiglia, e di fatto non si prese neanche la briga di registrarlo, visto che per l'occasione ripulì alcune registrazioni live. E sebbene fosse composto da avanzi provenienti da almeno altri tre progetti abortiti, Rust Never Sleeps è probabilmente l'unico album della sua discografia che lo rappresenta a 360 gradi, dove sono presenti tutte le sue anime, espresse in cavalcate southern-rock pensate per gli amici/nemici Lynyrd Skynyrd, inni rock che presteranno aforismi buoni per tutte le presenti e future stagioni rock (da Johnny Rotten a Kurt Cobain), indimenticabili ballate rurali, nuovi omaggi alle idealizzate civiltà perdute del Sud America e persino qualche ammiccamento alla nuova veemenza punk. Alle spalle c'erano i fidi Crazy Horse, che proprio nella tournee che seguì (immortalata nell'album Live Rust, ideale compendio all'album) raggiungeranno lo status di backing-band perfetta, veri e propri silenziosi ma insostituibili comprimari di una storia che dura ancora nei giorni nostri. Dietro l'angolo c'erano gli anni 80 e un artista che avrebbe avuto bisogno di una lunga pausa, e che invece si dannò insuccesso dopo insuccesso alla ricerca di un nuovo Neil Young, quando con Rust Never Sleeps aveva già trovato l'unico esistente. (Mia valutazione: Capolavoro)
(Nicola Gervasini)
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