Jolie Holland - Wine Dark Sea (2014)

di Marco Boscolo

C’è un luogo della musica americana che oggi solo Jolie Holland riesce ad abitare. Non che siano mancati i precedenti illustri, come per esempio il Nick Cave dei Grinderman o il Tom Waits più polveroso e ingrugnito. Ma la cantautrice texana, come nessun altro oggi, fa rilucere di abbagli nerissimi e profondi la materia sonora che risulta dallo stritolare nelle sue corde vocali dotatissime e duttilissime l’americana, il blues, il folk, il country, il jazz. Insomma: il Sud in versione New Orleans in spasmo gotico. Ascoltate le chitarre del singolo Dark Days (che dà l’atmosfera a tutto il disco): mai così elettriche, mai così grasse, mai così “importanti” e necessarie.
Wine Dark Sea scontenterà chi ha ascoltato superficialmente la Holland finora, ritrovandosi confortato da una reinterpretazione della tradizione americana che si configurava – apparentemente – come una rilettura colta, condita di elementi jazz e cantautoriale, di una solida sicurezza. Quasi una coperta di Linus. Ma chi ha avuto la pazienza di scavare oltre la buccia di questi frutti del Sud vi ha trovato sempre più, mano a mano che passavano gli anni e gli album, un’autrice solo apparentemente pacificata, in realtà smossa da fuochi e ardori primigeni. Ascoltate l’attacco scheletrico di I Thought It Was The Moon: tutto è bilanciato perché sotto la forma semplice e archetipica si intravvedano tremori, scosse, passioni, paure e fantasmi. Oppure la potenza evocatrice di Out On A Wine Dark Sea: tutte le bevute di tutti i marinai si ritrovano in quel procedere sghembo ed elettrizzante. O ancora: sentite come la voce pennelli sui fiati di una Waiting For The Sun che sembra la versione noir di Sitting On The Dock Of The Bay.
Registrato e prodotto in autonomia, e affidato come sempre alla ANTI-, Wine Dark Sea è un disco che segnerà uno spartiacque nella carriera della Holland. Prima c’erano le premesse per l’arte. Ora ci sono la vita e la morte del blues, del country, dell’americana, che hanno preso possesso della sua chitarra e della sua voce (mai così ben sfruttata nelle sue sfaccettature e capacità timbriche, uno strumento tra gli strumenti) e ne hanno fatto una realtà unica nel panorama del traditional (e non solo). Ora Jolie Holland può interpretare quello che vuole: sarà sempre Jolie Holland. (3,5/5 voto mio)

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