Scusi dov'è il west? #John Mayall

Tre “nostri” musicisti si trasferirono in California a fine anni Sessanta per ri-trovare un’ispirazione che sembrava stesse per scomparire. In pochi anni e con pochi dischi segnarono la storia della musica rock, sprigionando un’energia insperata: Eric Burdon, John Mayall, Van Morrison.

John Mayall è originario di Manchester, dove nacque il 29 novembre del 1943. Il padre era un chitarrista amante del jazz e attraverso di lui conobbe Pinetop Smith, Leadbelly, Sonny Boy Williamson (suo maestro per l’armonica) Muddy Waters. Passò tre anni in Corea per il servizio militare e lì imparò a suonicchiare la chitarra elettrica. Nel 1963 decise di provarci come musicista e partì per Londra dove suonò nei Blues Syndicate e conobbe il batterista Hughie Flint e Alexis Korner.
Nel 1963 formò i Bluesbreakers e suonò al Marquee di Londra come cantante, tastierista e armonicista di una band maniacalmente devota al Chicago Blues. Formazione con Bernie Watson alla chitarra, John McVie al basso e Peter Ward alla batteria. La storia poi è nota. La sua band sostituirà presto quella di Korner e diventerà una sorta di università del blues inglese, per anni il principale punto di riferimento della scena britannica. Mayall farà da chioccia al fior fiore dei musicisti inglesi di quel periodo, scrivendo anche materiale originale in un’epoca in cui i bluesman bianchi si limitavano quasi sempre a rielaborare il materiale dei neri.
Nel 1965 arrivò Eric Clapton (che si era appena fatto le ossa negli Yardbirds), poi sostituito da Peter Green con il quale Mayall incise A Hard Road (su Supernatural Carlos Santana ci costruirà una carriera ma molti singoli, fra cui la leggendaria Out Of Reach e Stone Crazy con un trio che avrebbe potuto rivoluzionare il mondo - Peter Green, Jack Bruce e Aynsley Dumbar - saranno raccolti su Thru The Years e su altre antologie), a sua volta sostituito da Mick Taylor e di seguito arrivarono Andy Fraser, Tony Reeves, Rick Grech, Jon Hiseman e tanti altri. Tanti gregari che stavano diventando stars, formando gruppi importanti come Cream, Fleetwood Mac, Free, Colosseum, Blind Faith.
Nel gennaio 1968 partì il primo tour americano con una data al Cafe Au Go-Go Club di New York. Lo stesso anno Mayall incise i due volumi di Diary Of A Band e Bare Wires (un passo storico, dove seppellisce il blues sotto un cumulo di raffinatezze jazz - la Bare Wires Suite dura 23 minuti!) quasi interamente composto dallo stesso e coprodotto con Mike Vernon. In estate sciolse definitivamente i Bluesbreakers (14 luglio) e incise a Londra ai Decca Studios Blues From Laurel Canyon, un concept-album dedicato a Los Angeles (il titolo si riferisce all’indirizzo di Frank Zappa, presso cui Mayall aveva soggiornato), per inciso uno dei miei dischi preferiti, numero 68 nelle charts USA. Arrivarono anche Jon Mark, John Almond, Alun Davies… fu un periodo estremamente creativo.
Terzo tour americano a febbraio del 1969 per spingere Blues From Laurel Canyon.
Suonò al Palm Spring Pop Festival e, per due serate, al Fillmore East a febbraio con i Ten Years After. Tornato in Inghilterra, decise di trasferirsi in America debuttando il 5 luglio al Newport Jazz Festival, ri-suonò al Fillmore East a luglio (insieme agli Spooky Tooth) e a ottobre (con Chuck Berry e Elvis Bishop) data durante la quale registrò alcuni pezzi che poi usciranno su The Turning Point. Lasciò la Decca per passare alla Polydor e in America registrò subito anche un album in studio, Empty Rooms, (luglio 1970) con il nuovo bassista Larry Taylor (ex Canned Heat) e Usa Union. Arrivarono anche il chitarrista Harvey Mandel e il violinista Don “Sugarcane” Harris.
A novembre dello stesso anno lanciò il progetto Back To The Roots con Eric Clapton, Mick Taylor e Harvey Mandel alle chitarre (avrebbe voluto anche Peter Green ma l’esperienza in First Time Alone su Blues From Laurel Canyon gli era bastata), Don Harris al violino, Almond, Thompson e Larry Taylor al basso, Keef Hartley alla batteria.
Tornò a casa ma per poco tempo. A marzo sarà ancora al Fillmore per tre giorni con B.B. King e Taj Mahal. Ci tornerà a ottobre suonando con i Flock e gli It’s A Beautiful Day. Agli inizi del 1971 registrò una session con Albert King, suonò nuovamente al Fillmore ad aprile con Boz Scaggs per poi registrare un disco dal vivo con una nuova formazione virata verso il jazz: Jazz Blues Fusion con Blue Mitchell alla tromba, Larry Taylor al basso e Freddy Robinson alla chitarra. Sarà il suo ultimo grande disco. Continua a suonare un po’ ovunque (spesso anche in Italia), anche lui campando sulla gloria passata.
Stato attuale oggi: “un po’ matto ma educato”.
(Max Stefani - Outsider)

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