Musica d'Africa #5/7
E' in Francia che molti artisti lavorano con personaggi diversi per creare una nuova sintesi di musica africana e caraibica, lo zouk, che è rapidamente diventato parte del repertorio abituale di band dello Zaire, del Camerun e della Costa d'Avorio. E in Francia trova spazio soprattutto la musica algerina, il rai nato a Orano, che ha in Cheb Khaled il suo più grande e noto campione. Il rai è forse la musica che meglio illustra il rapporto tra la tradizione e modernità che avvolge gran parte della odierna musica dell'Africa: pur essendo legata alla cultura nordafricana, a quella islamica, essa rappresenta in molti modi la vita dei giovani e dei giovanissimi algerini, perchè propone ciò che i tradizionalisti odiano: il laicismo delle emozioni, del piacere, del divertimento. Musica moderna, di contaminazione, viva, che canta allo stesso tempo Dio e il vino rosso, l'amore e il sesso, il godimento della vita e il fato, in un grido di libertà.
Dalla metà degli anni ottanta l'interesse del pubblico e dei musicisti per la nuova musica dell'Africa è cresciuta moltissimo, soprattutto per il grande lavoro di diffusione svolto da alcuni musicisti che hanno trovato nei suoni del continente nero un clamoroso terreno di sperimentazione e di esplorazione. Il più grande tra questi è stato senza dubbio Peter Gabriel che, all'indomani dalla sua separazione dai Genesis, ha iniziato a lavorare prima alla realizzazione di un festival, il Womad, che è rapidamente diventato il più importante punto d'incontro per i musicisti di tutti i paesi del mondo. (suggerimenti di G. Castaldo)(continua)
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